Velo o non velo? Il dilemma si pone alle hostess della Air France, che si sono viste imporre dalla direzione della compagnia di indossarlo al momento dell’atterraggio nei nuovi voli, che saranno inaugurati a breve, direzione Teheran. Una parte delle hostess, però, ha già opposto il suo rifiuto: la polemica sta gonfiando.

È dal prossimo 17 aprile che Air France ricomincerà a volare da Parigi verso l’aeroporto Teheran-Imam Khomeini, grazie all’accordo con l’Iran sul nucleare e sulla fine delle sanzioni contro il Paese. Saranno tre i voli settimanali diretti della compagnia: la Francia è in pole position nel tentativo di sfruttare la riapertura del mercato iraniano. Ma, di certo, a Parigi non si aspettavano di affrontare al riguardo la rivolta delle hostess. Queste hanno ricevuto le istruzioni del caso. In genere possono scegliere liberamente tra due uniformi, una con la gonna e l’altra coi pantaloni. Ma, per i voli Parigi-Teheran, potranno indossare soltanto i pantaloni. Non solo: sopra dovranno mettere una giacca lunga e, nella fase d’atterraggio, un velo sulla testa. Ebbene, tante assistenti di volo si rifiutano a indossare il velo e chiedono di essere esonerate dal servizio su quella tratta.

“Non vogliamo mettere in causa le leggi e i costumi dell’Iran – ha sottolineato Christophe Pillet, segretario generale dell’Snpnc, il sindacato di categoria -. Chiediamo solo di instaurare il principio di volontariato, per salvaguardare le libertà individuali”. Da parte di Air France non c’è stata finora una reazione positiva alla richiesta, che complicherebbe non poco la gestione del personale: “Come per tutti i visitatori stranieri – si legge in un comunicato della compagnia -, anche gli equipaggi dei nostri aerei sono tenuti a rispettare le regole in vigore nei Paesi dove si ritrovano”.

Se non si darà la possibilità di scegliere volontariamente tra lavorare o meno sulla tratta Parigi-Teheran, chi opporrà il rifiuto a indossare il velo potrà essere sanzionato, anche con decurtazioni dello stipendio. “Noi non chiediamo che le nostre hostess non lo indossino a titolo privato per le strade di Teheran: questo lo faranno – ha specificato Pillet -. Vogliamo, invece, che mantengano la loro libertà per l’uniforme di lavoro”. Va detto che, nel caso delle altre compagnie internazionali che volano attualmente a Teheran, le hostess portano sempre il velo. Ma, per quanto riguarda l’Arabia Saudita, devono indossare l’abaya, un vestito lungo, che copre tutto il corpo, ma non hanno l’obbligo di mettere il velo sulla testa, a differenza di quanto viene imposto alle donne saudite.

Intanto, nei giorni scorsi, l’abbigliamento femminile islamico aveva già scatenato un’altra polemica a Parigi. Diversi marchi dell’abbigliamento (come Marks&Spencer, Dolce&Gabbana, Uniqlo e presto anche H&M) si sono lanciati in linee ad hoc per questo tipo di moda. Laurence Rossignol, ministro francese responsabile dei Diritti delle donne, ha criticato aspramente questa nuova tendenza e ha dichiarato: “Le musulmane che indossano il velo sono come schiave negre che sopportano la schiavitù”, facendo allusione al fatto che molte donne decidano di farlo sotto la pressione della propria comunità. Elisabeth Badinter, filosofa e storica femminista francese, ha addirittura invitato le donne “a boicottare questi marchi”.

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