Tre recenti uscite homevideo ci riportano a momenti altissimi del cinema di ieri, a star tagliate o taglienti e a diatribe come la politica contro l’estetica e il linguaggio contro la tecnologia. Arrivano ‘Roma’, ‘Vento dell’Est’ e ‘Ritorno alla vita’

È stato pubblicato da poco il manifesto del prossimo Festival di Cannes, una dedica calorosa e geometrica a Jean-Luc Godard e al suo Disprezzo, prima riflessione suadente sul cinema nel periodo della Nouvelle Vague. Lì una Brigitte Bardot rovente dominava la scena mediterranea di costa e architetture capresi, ma è interessante osservare come il mercato giri intorno alla storia, e la storia intorno ad esso. Perché da poco si può reperire in dvd, grazie alla RaroVideo, anche l’ex-introvabile Vento dell’Est, film-manifesto girato nel ’69 dopo il Maggio Francese da un Godard profondamente cambiato, insieme al Gruppo Dziga Vertov. Sotto l’ipotesi di un socialismo reale applicato ai dettami del cinema anche le gerarchie della troupe crollano, allineando tutti i professionisti del set sullo stesso piano. Dalla decostruzione del plot intorno alla teorizzazione di una società nuova, proletaria, sbuca Gian Maria Volonté: attore, pistolero, nichilista, corpo rivoluzionario, intellettuale. Documento intricato e avventuroso quanto un saggio di politica e mutamento, Le Vent d’est in versione homevideo si completa di generosi extra come il contributo video del critico Adriano Aprà, mentre un booklet con il decalogo del cinema politico dall’Afterimage n.1 del ‘70 e un dialogo tra il regista e il suo collega Fernando Solanas ne ampliano il respiro artistico e sociale.

A stringere il contrastante anello tra passato e presente c’è anche Roma nella nuova versione Dvd. Impossibile non interrogarsi su cosa sia cambiato dalla Roma di ieri a quella di oggi: ethos, urbanistica, burocrazia, alte sfere. O forse semplicemente poco o nulla. “Il sottosuolo di Roma è incredibile. Ogni cento metri ci sono importanti vestigia. E il lavoro naturalmente ne risente. È un appalto molto difficile: volevamo semplicemente risolvere una questione di traffico urbano, una metropolitana scudo come a Monaco o a Dublino. Ma qui il sottosuolo ha otto strati. Dobbiamo trasformarci in archeologi, in speleologi”. Suona così il racconto da Caronte del direttore ai lavori per la Metropolitana rivolto al regista protagonista, un giovane alter ego di Federico Fellini esploratore di una capitale panciuta, rumorosa, episcopale e peccatrice. E questo è solo uno degli episodi irriverenti che si rincorrono tra satira e pomposo dramma. Dell’aureola cementizia romana del Grande Raccordo Anulare e di quella del regista (o forse più della sua sfera di cristallo, viste le sue premonizioni in celluloide) parla nei contenuti speciali Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna. Invece Eleonora Giorgi svela rivolta alla camera gli aneddoti intorno alla sua comparsata come passeggera nella sequenza delle moto. Dopo il primo restauro della pellicola nel 2010 Titanus e Mustang Entertainment ci restituiscono su disco alcune preziose chicche: le scene tagliate per il mercato internazionale. Due delle quali con Alberto Sordi e Marcello Mastroianni. I tagli furono voluti da Fellini nel ’72, quando il film fu proiettato a Cannes, vincendo il Gran Premio della Tecnica.

Se la Roma felliniana alza il sipario tanto sulle proprie braghe quanto sulle sublimi bellezze, entrambe strette in contraddizioni secolari che l’hanno mitizzata, un altro film recentemente pubblicato per fruizione domestica, però di Wim Wenders, tende lo sguardo attraversando con armonia il presente quanto il futuro del cinema. L’autore tedesco si permette di applicare il 3D, la tecnologia attualmente più gradassa e materica a un film indipendente, intimista ed esteticamente avvolgente: Ritorno alla vita. Il suo James Franco incarna uno scrittore anaffettivo alle prese con il senso di colpa. Storia asciutta, regia pittorica votata ai colori e al bello, il lavoro trova buon nutrimento nella tridimensionalità del Blu-ray. Sperimentazione ben riuscita anche in salotto, dove la tecnologia, udite udite, per una volta non invade ma accompagna. La sperimentazione dimostra che l’effetto speciale è strumento, e come tale può servire coerentemente anche la causa autoriale, sciogliendo il contrasto tra uno script dal ritmo letterario e una tecnologia che solitamente lo fugge con fragore.

@FranceDiBrigida

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