Acque ancora agitate sulla nomina del ‘numero due’ dell’Avvocatura dello Stato. Non si placa, infatti, la polemica dopo l’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata del gruppo Misto, Renata Bueno, che ha parlato di “palesi violazioni procedurali e omissioni istruttorie”. Al centro delle contestazioni, la proposta dell’avvocato generale dello Stato, Massimo Massella Ducci Teri, relativa alla nomina dell’avvocato generale aggiunto, ovvero il suo ‘vicario’. Proposta che ora è all’esame del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che poi dovrebbe portarla in Consiglio dei Ministri per la delibera da sottoporre al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.  La scelta di Massella Ducci Teri è caduta sull’avvocato Carlo Sica che, a quanto denuncia la Bueno, non avrebbe i “requisiti richiesti” perché “fuori ruolo da anni” – quindi “da anni fuori dalla pratica professionale in avvocatura” – e comunque in “posizione di ruolo inferiore rispetto ad altri colleghi che lo precedono, alcuni dei quali con esperienze professionali e organizzative, titoli scientifici e didattici, apprezzamenti e risultati giudicati eccellenti dallo stesso avvocato generale e dal consiglio degli avvocati e procuratori dello Stato”.

D’altra parte, che Sica sia da anni prestato ad altri incarichi, come sostiene la deputata del gruppo Misto, non è taciuto nella lettera di proposta che l’avvocato generale ha trasmesso a Renzi e che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare (vedere immagini in basso). “Da un approfondito esame di tutti gli elementi di giudizio risultanti dagli atti”, si legge nella missiva inviata il 10 marzo scorso da Massella Ducci Teri “All’On.le Sig. Presidente del Consiglio dei ministri”, nonché “dall’allegato curriculum vitae, emerge che l’avvocato Carlo Sica, oltre a una ricchissima esperienza professionale maturata all’interno dell’avvocatura, mostra una particolare attitudine alle relazioni esterne, palesata nel proficuo svolgimento di incarichi di notevole rilievo istituzionale, per funzioni di diretta collaborazione con le autorità di governo e con altri organi costituzionali”.

Il numero uno dell’avvocatura elogia Sica “per le eccellenti doti organizzative e relazionali e per l’esperienza professionale acquisita nel patrocinio davanti a tutte le giurisdizioni” ed elenca gli “importanti e delicati incarichi difensivi” ricoperti durante la sua permanenza in avvocatura. Mette anche in rilievo che “nel corso della sua carriera Sica ha svolto prestigiosi incarichi esterni tra i quali: capo vicario del Dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, vice segretario generale vicario della Presidenza del Consiglio dei Ministri e, da ultimo, capo dell’Ufficio legislativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze”. Passando dal governo D’Alema (1999) a quello Amato (2000), da Enrico Letta (2013) fino al ministro Pier Carlo Padoan (governo Renzi). Senza contare il periodo trascorso a Palazzo Chigi (dal 2001 al 2004) come consigliere giuridico del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri del governo Berlusconi, Gianni Letta.

Tutti punti a favore del candidato, secondo Massella Ducci Teri. “Tutti incarichi sostanzialmente politici”, ribatte invece Renata Bueno, secondo la quale “l’impegno politico non può e non deve valere più del merito”. E non basta. La parlamentare del gruppo Misto rincara infatti la dose: “Non ho dubbi che nel corso del suo collocamento fuori ruolo Sica abbia sviluppato ottime capacità relazionali e intessuto rapporti istituzionali, ma questo non può essere un criterio dominante rispetto ai requisiti che deve avere chi è chiamato a dirigere, come vicario dell’avvocato generale, il più grande ufficio legale d’Italia. Né – conclude – può essere una giustificazione per derogare al principio di anzianità e scavalcare colleghi che sono collocati in ruolo ben prima di lui”.

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