Per l’India la liberazione è una richiesta inammissibile, per l’Italia la detenzione è lesiva dei diritti. E’ iniziata oggi l’udienza al Tribunale internazionale dell’Aja per far rientrare il marò Salvatore Girone per il periodo in cui si svolgerà il procedimento arbitrale sulla giurisdizione in merito alla vicenda che lo vede accusato insieme a Massimiliano Latorre di aver ucciso due pescatori indiani al largo dello coste dello stato indiano del Kerala nel febbraio del 2012. Latorre si trova in Italia dal settembre 2014 grazie a un permesso per motivi di salute.

Se oggi l’ambasciatore italiano Francesco Azzarello ha ribadito che la detenzione di Girone “lede i diritti dell’Italia“, l’India ha definito “inammissibile la richiesta di liberazione”. Ma non solo. L’agente per il governo indiano Neeru Chadha, prendendo la parola durante l’udienza, ha scaricato le colpe della lentezza delle pratiche: “E’ vero che la Corte speciale indiana non ha avviato il processo nei confronti dei due marò, ma non per negligenza o leggerezza da parte indiana, bensì per le azioni di ostruzionismo dell’Italia che ha avanzato ripetuti” ricorsi e petizioni alla giustizia indiana. L’Italia non può ora lamentarsi delle conseguenze della propria condotta”.

Azzarello: “Detenzione Girone lede diritti dell’Italia” – L’ambasciatore italiano, Francesco Azzarello, ha dichiarato davanti alla Corte internazionale che Girone “è costretto a vivere a migliaia di chilometri dalla sua famiglia, con due figli ancora piccoli, privato della sua libertà e dei suoi diritti. Il danno ai suoi diritti riguarda l’Italia, che subisce un pregiudizio grave e irreversibile dal protrarsi della sua detenzione, e dell’esercizio della giurisdizione su un organo dello Stato italiano”. Il diplomatico, inoltre, ha ricordato che i due fucilieri di marina coinvolti nell’incidente dell’Enrica Lexie mentre erano in servizio antipirateria per conto dello Stato italiano godono dell’immunità. Per il diplomatico “l’India non ha rispettato nemmeno il principio basilare del giusto processo” e cioè quello di “formulare un capo d’accusa”.

India: “La richiesta dell’Italia è inammissibile” – Diversa la posizione invece dell’India. La richiesta italiana di far rientrare Salvatore Girone in patria è stata definitiva nelle Osservazioni scritte e depositate in tribunale “inammissibile“. “C’è il rischio che Girone non ritorni in India nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso”, prosegue il documento. “Sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso” dall’Italia, che finora sono state “insufficienti”. L’agente del governo ha inoltre ribadito che l’ostruzionismo dell’Italia ha rallentato le operazioni: “L’Italia ha già presentato nel 2015 la stessa richiesta di misure provvisorie al Tribunale del mare di Amburgo (Itlos) che le ha respinte, e da allora nulla è cambiato nelle condizioni di Salvatore Girone. Dal punto di vista indiano, è quindi difficile individuare una circostanza che possa giustificare una nuova richiesta”.

Vertice India-Ue, segnali di disgelo ma annullata conferenza stampa – Segnali di “disgelo” sono emersi nell’incontro ristretto tra il premier indiano Narandra Modi ed i rappresentanti europei (i presidenti del Consiglio e della Commissione, Donald Tusk e Jean Claude Juncker, e l’Alta rappresentante Federica Mogherini) durante il vertice Ue-India a Bruxelles. Lo riferiscono fonti europee, che indicano come il tema dei marò – che un anno fa portò al rinvio del summit – sia stato formalmente sollevato da Tusk che ha espresso la “preoccupazione” della Ue per la prolungata detenzione anche di britannici ed estoni. Nell’incontro Modi, secondo le fonti, ha mostrato un atteggiamento “costruttivo”. La preparazione del vertice, a quanto si apprende, è stata fatta in “stretto coordinamento” con l’Italia, con Mogherini che anche oggi ha avuto un contatto diretto con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Al termine del vertice però l’India ha annullato la conferenza stampa.

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