Un virus comune che agisce con un fattore genetico. Sono cento anni che gli scienziati tentato di capire le cause dell’Alzheimer ma allo stato restano un mistero, per questo l’ipotesi che un’infezione possa scatenare, solo in determinate persone, la patologia apre un piccolo spiraglio di luce.

In un editoriale pubblicato dal Journal of Alzheimer’s Disease 31 scienziati da diversi paesi, tra cui l’Italia, ritengono che in alcuni individui, predisposti geneticamente, l’Alzheimer potrebbe essere scatenato da infezioni comuni, come quella dal virus dell’Herpes.

La cosiddetta ipotesi patogena afferma che in persone con la variante genetica chiamata APOE, già nota per essere una di quelle che aumentano il rischio della malattia, il virus dell’herpes ma anche uno dei batteri che causano la polmonite o quello alla base della malattia di Lyme, infettano il cervello ‘costringendolo’ a produrre le placche amiloidi caratteristiche della malattia come parte della risposta immunitaria.

L’idea nasce da uno studio di Ruth Itzhaki dell’università di Manchester, prima firmataria dell’editoriale, pubblicato su Lancet nel 1997, la cui conclusione era che l’infezione e la mutazione genetica insieme aumentano di 12 volte il rischio Alzheimer rispetto alla mutazione o all’infezione da sole, ma nonostante diverse altre ricerche abbiano confermato il legame nella comunità scientifica c’è ancora molto scetticismo.

“Se la teoria si rivelasse esatta, ed è un grosso se – spiega Itzakhi al sito di Scientific American -, le implicazioni sarebbero enormi, e sarebbe possibile vaccinare contro la malattia semplicemente immunizzando contro le infezioni. Ma costruire delle prove certe potrebbe richiedere decenni, anche per la difficoltà nel trovare i fondi”. Ma come si ricorda l’editoriale nel suo incipit “L’Alzheimer è una piaga moderna ed è destinata ad aumentare sempre di più in futuro con l’aumento della longevità”.

L’abstract sul Journal of Alzheimer’s Disease

L’articolo su Lancet (1997)

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