Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo mette in guardia l’Europa dal riacutizzarsi delle migrazione lungo la rotta del Mediterraneo centrale, quella cioè che dalla Libia arriva in Italia, in particolare dopo la chiusura della rotta balcanica. Il messaggio lanciato a conclusione dell’incontro con il premier del Montenegro, Milo Dukanovic a Bruxelles è stato chiaro: “Ho fiducia che si faranno progressi nella messa in pratica del piano turco, d’accordo con le nostre regole. E’ un fatto cruciale per risolvere la crisi umanitaria in Grecia”, ha sottolineato Tusk aggiungendo però la necessità di non dimenticare “che abbiamo ancora lavoro da fare sulle altre rotte migratorie in Europa, compresa quella del Mediterraneo centrale”.  Ed è proprio su queste, ha detto il presidente del Consiglio Europeo, che l’Unione si dovrà concentrare.

Dichiarazioni che si legano a quanto affermato poco prima dalla portavoce della Commissione Ue, Natasha Bertaud, che ha sottolineato che l’accordo tra Ankara e l’Unione ha fatto registrare “un netto calo del numero degli arrivi” in Grecia dalla Turchia. Secondo Bruxelles “per ora niente suggerisce un aumento significativo” degli arrivi in Italia dalla Libia, ma in ogni caso la situazione nel Paese non è mai stata persa di vista ed è per questo, fa sapere Bertaud l’Italia è stata inserita nel programma dei ricollocamenti ed è stata richiesta la creazione degli hotspot. Secondo le cifre diffuse da Bruxelles, prima in media gli arrivi in Grecia erano 2mila al giorno, poi con lo scattare dell’intesa con Ankara il 20 marzo sono scesi a 1.667 per ridursi drasticamente a 600 il 21, 260 il 22, addirittura zero il 23, poi 161 il 24, 78 il 25, 73 il 26, infine 232 il 27 e ieri 192. Sono anche stati già effettuati diversi rimpatri, in totale 147, per i migranti non aventi diritto all’asilo, principalmente pakistani, poi Bangladesh, marocchini, algerini, e anche turchi.

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