Il Sud detiene un primato positivo molto interessante, secondo il Rapporto Svimez 2015: con riferimento alle cosiddette “nuove” energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico e bioenergie), il Mezzogiorno ospita il 52.7% della potenza installata a livello nazionale. Tra le regioni meridionali, Puglia, Sicilia e Campania registrano le quote più elevate (16%, 10% e 7%, rispettivamente).

Inoltre, grazie al vantaggio competitivo intrinseco delle regioni meridionali, ossia il “potenziale rinnovabile” interno all’area, dovuto alle peculiarità del territorio, ben cinque regioni del Sud presentano un bilancio attivo nel rapporto tra produzione di energia e fabbisogno energetico: sono la Puglia (+91.4%), il Molise (+71.8%), la Calabria (+55.8%), la Sardegna (+46.4%) e la Sicilia (+7.5%).

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Svimez sottolinea un ulteriore primato della Puglia, che “è anche l’unica regione del Mezzogiorno che esporta parte della sua produzione all’estero”.

L’incremento della produzione da rinnovabili “nuove”, come il fotovoltaico, e “tradizionali”, come l’idroelettrico, può contribuire a ridurre la cosiddetta “bolletta energeticanazionale, che incide sulla competitività delle imprese. Un fatto di particolare interesse per un paese come l’Italia, che “ha tutto l’interesse a sviluppare efficienza, risparmio energetico e fonti rinnovabili, che ormai costituiscono una parte integrante, e sempre più importante, del suo mix energetico”.

Va ricordato che nel 2014 i prezzi industriali dell’energia elettrica in Italia si son confermati superiori a quelli dell’Unione Europea. I prezzi finali dell’energia elettrica per le imprese italiane sono paragonabili solo a quelli tedeschi, tenendo conto, anche, del fatto che “Le imposte per l’Italia costituiscono circa il 40% della tariffa”.

Il settore delle rinnovabili dovrebbe essere particolarmente incoraggiato nel Mezzogiorno, in virtù della cospicua disponibilità di irraggiamento solare, vento, biomasse e anche geotermia. Per esprimere pienamente tale potenziale, si dovrebbe far ricorso a “interventi mirati di  policy” in grado di produrre occupazione.

I benefici derivanti dalla diffusione delle rinnovabili sono molteplici, avendo natura ambientale, sociale ed economica; l’Unione Europea, con la Direttiva 2012/27 ha imposto precisi target di efficienza energetica e Horizon 2020 pone in campo importanti risorse finanziarie per il conseguimento di tali obiettivi.

Esistono, in Italia e al Sud, università e centri di ricerca eccellenti nel campo del design e dello studio delle tecnologie legate a sistemi rinnovabili innovativi. I dispositivi di prossima generazione permetteranno un elevato grado di integrazione negli edifici e produzione di energia da fonti rinnovabili senza consumo di suolo e impatto sul paesaggio e il patrimonio architettonico. Senza dimenticare, tra l’altro, l’importanza del risparmio energetico: “si stima che la parte di gran lunga più rilevante (il 95%) del potenziale di risparmio associato all’efficienza energetica risiede nel patrimonio edilizio”.

Investimenti in questo settore sono auspicabili e le opportunità ci sono: un’adeguata sinergia tra centri di ricerca, policy makers e imprenditori potrebbe trasformare questo “vantaggio competitivo” gratuito del Mezzogiorno in una vera occasione di sviluppo. Non solo per il Mezzogiorno.

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