In questi mesi i media di mezzo mondo hanno raccontato la “città kasbah” di Molenbeek, il rione dove Salah prima del suo arresto ha trovato protezione e impunità. Il nuovo covo scoperto dalle forze dell’ordine di Bruxelles, quello da cui è partito il commando che ha seminato la morte in aeroporto non è ubicato un quartiere difficile. “E’ un posto tranquillo”, dicono tutti i residenti, belgi e immigrati. Eppure al quinto piano di un anonimo palazzo la polizia ha trovato quindici chili di esplosivo insieme alle bandiere nere dello Stato islamico. Poco distante, in un cassonetto, il pc in cui Ibrahim El Bakraoui scriveva le sue memorie. Nessuno diceva di conoscere il gruppo di fuoco di Zaventen. Nemmeno il vicino di casa che ricorda il blitz della scorsa notte: “E’ stato terribile. Ora le mie figlie hanno paura di entrare in casa” di Lorenzo Galeazzi e Alessio Pisanò

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