Le notizie che svegliano il Parlamento europeo a Bruxelles disorientano. Arrivano alla spicciolata; sono le 08:53, quando si inizia a parlare delle due esplosioni allo scalo internazionale della città, Zaventem. Solo quattro mesi dopo gli attentati di Parigi. Pochi minuti dopo, prendono avvio i lavori e le commissioni parlamentari in programma, le ultime prima della pausa di Pasqua. Una delle prime a uscire dall’aula della commissione per l’ambiente è l’eurodeputata Fi Alessandra Mussolini, che chiede conferma riguardo la notizia dell’esplosione alla fermata della metropolitana di Maelbeek, a due passi dalle istituzioni europee. Dopo qualche minuto, la stessa Mussolini scrive su Twitter: “Qui a #Bruxelles bloccata nel Parlamento Europeo a vivere un’altra giornata di terrore e di attacchi alla nostra libertà e all’Europa”. Poco dopo, altri parlamentari scendono in fretta i gradini dell’aula per capire meglio cosa stia accadendo.

Alle 9:38 arriva il primo comunicato stampa del Parlamento, che informa tutti i membri dello staff di aver “innalzato il livello di sicurezza al codice arancione”. In tutti gli edifici, gli occhi sono puntati sui grandi schermi delle televisioni e dei computer, mentre le mani sono impegnate a scorrere gli aggiornamenti su smartphone e tablet. Le linee telefoniche sono bloccate, ma si cerca comunque di avere notizie dei colleghi che ancora non sono arrivati in Parlamento e che, uno dopo l’altro, rassicurano sul proprio stato di salute e decidono di restare a casa. “Sono arrivato a Maelbeek un attimo dopo l’esplosione, erano le 9:11, ho guardato l’orologio – racconta un membro dello staff parlamentare -. Sono sceso dall’autobus e ho visto tutte le persone correre verso l’esterno della metropolitana, urlando e dicendo a tutti di scappare”. Le notizie si fanno via via più precise e aggiungono dettagli che riportano la mente di tutti indietro. Si decide di non evacuare, ma i dipartimenti di sicurezza interni del Parlamento e della Commissione invitano “vivamente” tutto il personale a “rimanere all’interno dell’edificio“, oppure a “rimanere a casa, per coloro che sono ancora a casa”. Chi, invece, si trova in strada, nei pressi degli edifici della Commissione, è invitato a “entrare nell’edificio più vicino e rimanere lì”.

Sono molti i parlamentari che, al momento degli attacchi, non avevano ancora raggiunto gli edifici del Parlamento, tra rue de Wiertz e rue de Trèves, e solo all’ultimo hanno scelto di rimanere a casa. “Ho deciso di non uscire per sicurezza”, fa sapere l’eurodeputata M5s Laura Ferrara. Intanto, giunge anche l’ordine di attivare più imponenti misure di sicurezza, tra cui la chiusura di tutti gli ingressi degli edifici principali, controlli sistematici alle entrate degli edifici periferici e dei veicoli che entrano nei parcheggi e la chiusura del Parlamentarium.

Le bandiere sono issate a mezz’asta, le strade nei dintorni del Parlamento sono quasi deserte, a gridare solo un esercito di sirene delle forze di polizia. Poco dopo l’una, anche il presidente del Parlamento, Martin Schulz, decide di “sospendere tutte i lavori in programma per oggi e per domani” e chiede ai parlamentari e allo staff di “rimanere nei rispettivi edifici e di non uscire fino a nuovo ordine”.

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