E’ ancora caccia all’uomo in Belgio dopo l’operazione anti-terrorismo che ha bloccato per 24 un intero quartiere di Bruxelles. Le due persone fermate nel corso delle perquisizioni della notte scorsa, quando le teste di cuoio hanno setacciato il sobborgo multietnico di Forest, sono state rilasciate. Uno dei due era stato fermato dopo essere stato condotto all’ospedale di Hal con una gamba rotta. “La persona piantonata in ospedale così come la persona presa per essere interrogata in seguito alla perquisizione alla chaussée di Neerstal sono stati rimessi in libertà da giudice d’istruzione senza essere incriminati”, ha affermato la Procura.

Le autorità belghe sono ancora alla ricerca delle due persone fuggite dopo la sparatoria di Forest, nata dalla maxi operazione antiterrorismo all’interno delle indagini per gli attacchi di Parigi del 13 novembre scorso. Nell’operazione, un sospetto è stato ucciso dopo aver aperto il fuoco contro le forze di sicurezza all’interno di un appartamento in cui sono stati trovati una bandiera dell’Isis, 11 caricatori per kalashnikov, tantissime munizioni e un libro salafista. La vittima è Belcaid Mohammed, 35 anni, algerino che si trovava in Belgio illegalmente

“Le operazioni di polizia continuano – ha detto il premier Charles Michel parlando alla radio Bel Rtl invitando la popolazione a mantenere la calma – dopo quella di questa notte, il lavoro di indagine continuerà nelle prossime ore e nei prossimi giorni in modo intenso e la minaccia rimane presente”. Dopo il Consiglio nazionale di sicurezza Michel ha comunicato che l’Ocam, l’organo di coordinamento per la valutazione della minaccia terroristica, ha deciso di mantenere il livello di allerta a 3 su una scala di 4 anche dopo la sparatoria. “L’allerta a livello 3 è mantenuta, la minaccia è possibile e verosimile”, ha dichiarato, assicurando che l’intenzione del governo è quella di “restare pienamente mobilitati”. Resteranno quindi, ha spiegato, i militari nelle strade per garantire la sicurezza. il livello 4 era stato raggiunto solo una settimana dopo gli attenti di Parigi quando Bruxelles venne di fatto ‘chiusa’.

LA DINAMICA – I poliziotti hanno fatto irruzione in un appartamento di rue du Dries nel distretto di Forest, una zona tranquilla della periferia di Bruxelles circondata da binari della ferrovia che porta alla vicina Gare de Midi, in una zona tradizionalmente punto di arrivo per migranti, prima spagnoli e portoghesi, ora prevalentemente magrebini. Come il canale di Bruxelles disegna il contorno dell’ormai famoso quartiere di Molenbeek, le ‘strade di ferrò dei treni segnano una delle tante cuciture che compongono la multiculturale capitale belga spesso sinonimo di quartieri complessi.

“Forest è un comune traquillo con una grande diversità interna”, ha precisato il borgomastro (una sorta di presidente delle nostre circoscrizioni), Marc-Jean Ghyssels, che in un’intevista alla catena Rtbf ha riferito che non si aspettava la presenza di terroristi sul suo territorio ma che ha ammesso di ricevere periodicamente liste di ‘persone radicalizzate‘ tra i suoi abitanti. “Ma non sappiamo bene come comportarci con loro, perché non abbiamo la competenza in questa materia. È difficile immaginare di presentarmi a casa di qualcuno e bussare alla sua porta, dicendogli che ho l’impressione che voglia partire per la Siria“, ha aggiunto Ghyssels, mettendo in evidenza le difficoltà incontrate dalle autorità belghe nella lotta contro il jihadismo.

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