Ho cercato in un precedente intervento di capire, assieme al contributo dei lettori, la situazione psicologica che può aver portato alla tragica morte di un giovane a Roma ucciso, per la ricerca di nuove emozioni, da due coetanei sotto uso di stupefacenti.

Ma capire significa scusare?

varani_675

Nei libri “La persecuzione del bambino” e “Il dramma del bambino dotato”, la psicoanalista Alice Miller affronta un tabù del 900: il male assoluto personificato dalla figura storica di A. Hitler. L’autrice ripercorre la storia personale del bambino Adolf maltrattato e seviziato che poi perde precocemente il padre per arrivare a comprenderne la personalità schizoide e psicopatica. La Miller non scusa Hitler né di fronte alla storia né sul livello personale. Il suo sforzo è rivolto a comprendere il meccanismo che ha portato alla costituzione di una personalità psicopatica per poi fornire indicazioni educative. Ad esempio l’autrice rigetta la cosiddetta “pedagogia nera”, che propugnava le punizioni e un rigore assoluto, tanto in auge nei primi del 900 soprattutto nei paesi di lingua tedesca.

Nel cercare di capire le dinamiche psichiche degli assassini del giovane romano non c’è la volontà di scusare i suoi assassini né da un punto di vista umano né tantomeno sul piano processuale.

E’ più interessante comprendere la dinamica generale dell’evento che va al di là del singolo caso. Ad esempio capire che si inserisce nella cosiddetta “cultura dello sballo” con la ricerca di sempre nuove emozioni e la volontà di esplorare i limiti del lecito. In quella sorta di adolescenza prolungata che caratterizza tanti gruppi giovanili è stata introiettata l’idea che: “Non c’è futuro! O che il futuro sarà sempre peggio del presente”. La risposta psicologica è quella di cercare “di stare bene ora, di cercare emozioni nuove sempre più  intense ed ad ogni costo”. Su queste dinamiche di base si inseriscono le vicende dei singoli che portano, come ho tentato di esplorare nello scorso intervento, a tragiche conseguenze. Non ci sono scusanti! Non alibi o facili scappatoie.  La malvagità e la crudeltà devono essere punite, soprattutto per rispetto della vittima che ha sofferto in modo assurdo e inumano.

Capire può però essere utile per tutti:

– Per i familiari che spesso minimizzano le “ragazzate” dei figli e non pongono limiti quando sono casomai fuori corso e non studiano e non lavorano;
– Per gli educatori in genere che continuano a dare denaro, forse più facile da elargire che l’attenzione e l’affetto, pur sapendo che alimenta in certi casi lo sballo: “tanto sono giovani, devono fare le loro esperienze”;
– Per i gruppi amicali che dovrebbero isolare e denunciare comportamenti violenti appena si manifestano;
– Per gli insegnanti che possono provare a trasmettere ai giovani l’idea di un futuro migliore e il piacere della conoscenza;
– Per noi medici che dobbiamo avere le antenne ricettive verso il disagio cercando con umiltà di fornire un aiuto;
– Per i politici cui spetta il compito di offrire soluzioni e speranze per un futuro migliore.

Articolo Precedente

Relazioni, storie di ordinario amore impossibile

next
Articolo Successivo

“Le paure? Dipendono più dalla tv che dalla realtà”. Ma l’instabilità globale ci spaventa di meno

next