Il presidente degli Stati uniti Barack Obama è preoccupato per la situazione libica sempre più critica e instabile. Non ha risparmiato le sue rampogne verso Francia e Inghilterra, accusando soprattutto l’ex presidente Nicolas Sarkozy il primo ad intraprendere nel 2011 una azione militare per il rovesciamento del regime di Gheddafi. Dopo la morte del colonnello l’ex “scatolone di sabbia” ha continuato a sopravvivere in un clima di forte instabilità e di profonde spaccatura nelle cui feritoie si è insinuato anche il nemico jihadista dell’Isis. Sulla Libia l’attuale presidente Hollande pensa a delle azione segrete e discrete e non ad operazioni militari ufficiali.

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Insomma, giusto per salvare la faccia visto che il nemico numero uno è stato fatto fuori in passato. Nel 2011 la Francia aveva più di un motivo sulla Libia, su tutti quello economico rappresentato dall’intenzione dell’ex colonnello di istituire una moneta panafricana. In una mail inviata a Hillary Clinton e datata 2 aprile 2011, il funzionario Sidney Blumenthal rivela che Gheddafi voleva sostituire il Franco Cfa, utilizzato in 14 ex colonie, con un’altra moneta panafricana. Lo scopo era rendere l’Africa francese indipendente da Parigi. Il FCFA (Franco delle Colonie Francesi d’Africa), creato in piena epopea coloniale (26 dicembre 1945) in coerenza con gli accordi di Bretton Woods, è una moneta imposta a 14 stati africani ex colonie francesi, le stesse che hanno il 65% delle riserve depositate a Parigi.

La Francia ha anche il potere di determinare quanti CFA si stampano e in genere potere di veto sul resto. Tutto viene regolato tra la banca centrale francese e due banche centrali locali che non sono nazionali, ma regionali: la Banque Centrale des Etats de l’Afrique de l’Ouest (BCEAO) e la Banque des Etats de l’Afrique Centrale (BEAC). Insomma la Francia oggi non ha alcuna intenzione di schierarsi in prima linea cosa che invece ha fatto nel caso delle sue “ex colonie”. Basti pensare a quanto accaduto in Costa D’Avorio durante la sanguinosa guerra civile tra il 2002 e il 2004, oppure in Ciad nel 2006 fino ad arrivare alla crisi in Mali.

Se mai deciderà di partecipare ad un’azione militare in Libia sarà giusto per evitare un allargamento della presenza del presunto Califfato in Nord Africa. L’azione italiana invece viene vista dai nostri cugini transalpini più rumorosa che attiva o concreta così come riportato recentemente da Le Figaro  Ma la Francia è la prima che finora è stata a guardare in Libia agendo solo con incontri di natura diplomatica, l’ultimo in ordine cronologico il 25 febbraio tra il ministro degli Affari Esteri francese Jean-Marc Ayrault, con il primo Ministro designato della Libia, Fayyez Sarraj, e il rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite, Martin Kobler. Nell’occasione Jean-Marc Ayrault ha condannato chi ostacola il processo democratico in questa fase di transizione in Libia, sostenendo la posizione di adottare delle sanzioni contro coloro che consapevolmente ostacolano il processo politico. Una situazione molto delicata che sta cercando di gestire lo stesso Obama sfruttando l’Italia e la sua base di Sigonella. Washington potrebbe presentare il conto per il sostegno all’Italia nella guida della coalizione anti-Isis in Libia con l’obiettivo di trascinarci dentro una nuova guerra nel modo più subdolo.

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