Dopo le proteste di massa della settimana scorsa il primo ministro francese, Manuel Valls, ha deciso di modificare la riforma del lavoro ispirata al Jobs Act, che rende più facili i licenziamenti e riduce l’autonomia dei giudici nel decidere le compensazioni per i lavoratori lasciati a casa senza giusta causa. Nella versione rivista scompare il tetto all’indennizzo per i lavoratori licenziati. I nuovi limiti saranno introdotti come orientamenti non vincolanti. I tribunali del lavoro avranno poi più spazio per valutare le condizioni della società che pianifica i licenziamenti. “Voglio un nuovo inizio per questo disegno di legge”, ha detto Valls ai funzionari del sindacato. “La riforma è un processo impegnativo. Si tratta di proporre, discutere e ascoltare”.

Il governo è allineato con le imprese nel sostenere che la riforma, che spinge anche sulla formazione di chi non è qualificato, incoraggerà le assunzioni a tempo indeterminato facendo scendere il tasso di disoccupazione, fermo ancora sopra il 10%. Le preoccupazioni dei socialisti per le elezioni parlamentari del 2017 hanno tuttavia indotto l’esecutivo a fare un passo indietro, dopo che decine di migliaia di studenti e lavoratori si sono radunati in tutto il Paese la settimana scorsa contro il progetto di riforma. I sindacati restano però sul piede di guerra nonostante le concessioni.

La Confédération générale du travail (Cgt) e la Force ouvrière (Fo) chiedono al governo di cestinare l’intera riforma, minacciando ulteriori proteste nelle prossime settimane. Il ritiro creerebbe non pochi problemi con Bruxelles, a cui Parigi ha promesso riforme, tra cui quella del lavoro, in cambio di più tempo per ridurre il deficit in eccesso.

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