E’ gravissimo il senso di impunità che si evince dai fattacci emersi a Napoli, ma anche a Roma. Ciò che si palesa è l’ufficiale sdoganamento e la plateale impunità che è riservata al malaffare e a quella mentalità truffaldina che andrebbe recisa con decisione. Zero tolleranza e no finte rottamazioni.

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Renzi, dopo i tanti proclami, sembra aver rottamato solo l’ideale democratico. Per il resto è in perfetta linea di continuità con il suo padre politico, quel Silvio Berlusconi a cui, da figlio ingrato, ha inflitto il dispiacere di avergli scippato Denis Verdini. Quel Denis Verdini assunto a padre nobile mentre la Costituzione viene sfregiata da un parlamento illegale perché eletto da una legge elettorale incostituzionale.

Non c’è soluzione di continuità, il partito di Renzi è in scia con quel lungo cammino che solo momentaneamente si interruppe nei giorni di Tangentopoli. Oggi quel percorso lo si fa a trotto, con un’unica differenza: prima, magari in maniera ipocrita, veniva mantenuto un certo ritegno pubblico. In alcuni casi ci si suicidava persino dall’imbarazzo. Oggi il senso di vergogna è stato vinto.

Napoli, come da tradizione, è il campione più rappresentativo di un Paese malato. Abbandonato dalla politica. Una politica succube di criminalità e lobby. Ricordo, tanti anni fa, forse era il primo mandato da sindaco di Bassolino, a Napoli giocò la nazionale. Un evento importante per la città. Bassolino era in tribuna. All’epoca, quando il pallone finiva negli spalti iniziava un’ardita lotta tra coloro che volevano raggiungere per primi il feticcio sferico. Ma una volta agguantato, il vincitore ben si guardava dal rigettarlo in campo. Quella sera accadde alcune volte e ogni volta la partita veniva interrotta e la Rai mostrava un Bassolino che si divertiva in diretta nazionale dell’accaduto. Mentre lui rideva io sentivo crescere la frustrazione nell’assistere in diretta a tale trionfo dell’impunità.

Una tolleranza che non può essere mitigata dalla costatazione che Napoli aveva ed ha problemi molto più seri: i problemi diventano seri perché si lasciano degenerare. Quella sera il pallone andò più volte del dovuto fuori e ad un certo punto l’arbitro fu costretto a sospendere per alcuni muniti la partita. I palloni erano tutti finiti. All’epoca si era più sobri anche in questo. In diretta nazionale la partita dell’Italia fu interrotta perché a Napoli i palloni erano stati rubati dagli spettatori. Uno spot imbarazzante. I giocatori restarono esterrefatti. I commentatori non sapevano bene più cosa dire. Bassolino smise di sganasciarsi dalle risate nel veder celati i palloni sotto le magliette dei tifosi.

Se ci fosse stata fin dall’epoca un’altra mentalità, un altro atteggiamento, oggi, forse, Napoli sarebbe una città meno allo sbando, meno abbandonata (a partire dal presidente del Consiglio) e magari Bassolino si starebbe già da tempo godendo la sua lauta pensione invece che pensare di candidarsi dopo i diversi scandali che l’hanno riguardato, compreso la condanna della Corte dei Conti per danno erariale.

Se si fosse dato più ascolto ad una voce libera e credibile come quella di Roberto Saviano, oggi Napoli avrebbe voltato davvero pagina. Ma a Napoli, Saviano da fastidio non solo alla camorra. Il suo “difetto” è che rivolge le sue critiche a tutti. Compreso l’attuale sindaco, che affermò: “Se hai coraggio vieni a Napoli. Giudichi da lontano”. Ma De Magistris non aveva prospettato e anelato una Napoli in cui Saviano ritornava dal suo esilio imposto da coloro che sono i veri vigliacchi?

A Napoli la lista degli impresentabili del Pd è talmente imbarazzante da ridonare a Bassolino una verginità politica perduta quasi mezzo secolo fa. Si era persino pensato a Gennaro Migliore, di recente approdato sul carro del vincitore, noto per la sua epica coerenza. Ma nonostante tali meriti Renzi ha scelto Valeria Valente. La vincitrice. Alcune domande alla candidata sindaco vorrei rivolgerle: non si vergogna di aver ricevuto tali voti? Non prova repulsione ad essere stata voluta da ex cosentiniani che in teoria dovrebbero essere alternativi al Pd? Che interpretazioni da di questi episodi? Come li giustifica? C’è qualcuno che, magari lei ignora, attraverso il suo nome è persuaso di avere poi dei favori? Non si sente in imbarazzo ad essere il cavallo su cui hanno puntato codesti gaglioffi? E soprattutto, perché non si dissocia pragmaticamente e chiede nuove primarie? Perché non dimostra la sua estraneità invece di rimanere inchiodata alla sua poltrona di candidata in pectore? Oltre a Fanpage ci sarebbero tanti altri a “controllare” e forse in questa condizione di democrazia scortata si potrebbe avere un esito veritiero. Rispettoso della volontà di migliaia di cittadini che vogliono scegliere un candidato. Napoli lo merita. Ma l’intera prassi delle primarie del Pd puzza di marcio. Basti pensare all’euro che serve per votare. In questo modo si fa passare l’idea che per essere cittadini attivi occorre pagare persino per scegliere un candidato.

Il caso Quarto, di cui ho scritto, dopo l’omicidio di Yara Gambirasio, è stato l’episodio su cui si è riversata maggiormente la morbosa attenzione dei mass media nostrani. Il problema Quarto è stato archiviato dal M5s in maniera, per alcuni, drastica, espellendo il sindaco; oggi coloro che si strappavano le vesti contro il M5S, dove sono? Che credibilità può avere Orfini dinanzi a tali episodi?

Alle primarie del Pd, i veri vincitori sono impunità e malaffare. Ora è davvero il partito della nazione. Una nazione alla quale i tanti cittadini onesti devono opporsi se non si vuole davvero espatriare.

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