Il rischio è che l’Italia incappi in una serie di sanzioni a livello europeo. Per il ritardo con cui, nonostante l’obbligo di mettersi in regola risalga addirittura al 1997, il Parlamento non ha ancora ottemperato alla risoluzione emanata dal Consiglio d’Europa quasi vent’anni fa. Ora, però, il traguardo potrebbe essere molto vicino. E la Camera dei deputati potrebbe tagliarlo il prossimo 24 marzo, quando la Giunta per il regolamento dovrà pronunciarsi sul codice etico predisposto dal presidente del Gruppo Misto, Pino Pisicchio, proprio su mandato dell’organismo di Montecitorio. Un testo che contiene spunti interessanti, ma anche limiti evidenti. A cominciare dal sistema delle sanzioni applicabili in caso di violazione. E sul quale si è innescata una vera e propria corsa contro il tempo: il prossimo aprile, infatti, l’Italia sarà sottoposta a verifica dal Gruppo di Stati contro la corruzione (Greco), la struttura europea creata per monitorare l’attuazione degli indirizzi del Consiglio d’Europa.

NIENTE REGALI – Ma cosa prevede il codice? A monte ci sono le indicazioni dettate, il 19 novembre scorso, dalla Giunta: tenere conto dell’esperienza del Parlamento europeo; predisporre “una sorta di testo unico” delle norme già vigenti che fissano obblighi di comportamento dei deputati; verificare le eventuali “integrazioni necessarie da apportare”; affrontare il tema della “regolamentazione dell’attività di lobbying”. Indicazioni delle quali Pisicchio ha dovuto tener conto nella redazione del codice etico. In cui confluiscono, innanzitutto, alcune norme specificative della Costituzione. Che impongono ai deputati di agire con “disciplina e onore”. E di adottare “senza indugio” tutte le misure necessarie per rimuovere gli eventuali conflitti di interesse, quando “un interesse personale potrebbe influenzare indebitamente l’esercizio delle sue funzioni”. Informando, qualora non sia in grado di farlo, “per iscritto il presidente della Camera”. Poi ci sono le norme innovative. A cominciare dal divieto di “accettare doni o benefici analoghi, salvo quelli di valore inferiore a 200 euro”. Quanto a quelli ricevuti in contesti nei quali i deputati “rappresentano la Camera in veste ufficiale”, sono “consegnati al presidente e trattati secondo modalità stabilite dall’Ufficio di presidenza”. E infine quelle parzialmente innovative. Che prevedono l’obbligo di pubblicare sul sito internet di Montecitorio “le dichiarazioni dei deputati relative alle posizioni ed agli interessi finanziari, ai finanziamenti ricevuti e alle cariche ricoperte”.

SANZIONI SOFT – Ma cosa succede in caso di violazione? E in quali sanzioni incorre il deputato? E’ il punto debole del codice etico. “Dalla mancata osservanza delle disposizioni del codice di condotta”, infatti, “è assicurata la pubblicità sul sito internet della Camera”. Insomma, l’unica sanzione applicabile è quella di rendere pubblica la violazione. Sarà un deterrente sufficiente? Si vedrà. Il compito di vigilare sulla condotta dei deputati è affidato ad un comitato consultivo composto da dieci deputati nominati dal Presidente della Camera all’inizio della legislatura. Che, però, come detto, accertate le eventuali violazioni non potranno che limitarsi ad informarne l’opinione pubblica. E’, invece, in una bozza separata che Pisicchio ha deciso di affrontare il nodo delle lobby. Attraverso l’istituzione di “un registro dell’attività di relazione istituzionale nei confronti dei deputati” e pubblicato sul sito internet della Camera. E che comprenderà tutte le attività svolte da “persone, associazioni, enti e società attraverso proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi altra iniziativa o comunicazione” volta a perseguire “interessi leciti propri o di terzi nei confronti dei membri” della Camera. Chiunque intenda svolgere attività di questo tipo dovrà richiedere l’iscrizione nel registro indicando dati anagrafici, domicilio professionale, descrizione dell’attività e i soggetti istituzionali che si intendano contattare. Potranno accedere al registro i soggetti maggiorenni che godano dei diritti civili, che non siano state interdetti dai pubblici uffici e che non abbiano subito, nell’ultimo decennio, “condanne definitive per reati contro la pubblica fede o il patrimonio”.

DOPPIA STRADA – L’Italia non è l’unico Paese in ritardo con l’adozione del codice etico. Tenuto conto che, finora, solo Belgio, Francia, Germania, Lettonia, Lituania, Olanda, Norvegia, Polonia e Gran Bretagna hanno provveduto a mettersi in regola almeno in parte. E a premere sull’acceleratore è ora la stessa presidente di Montecitorio, Laura Boldrini (nella foto), spingendo sulla necessità di adeguare gli standard italiani ai criteri vigenti nei Paesi che si sono già adeguati. Le ipotesi, circa l’iter del codice etico, sono al momento due: la prima, adottare in tempi rapidi solo in via sperimentale (come “protocollo”) il testo Pisicchio; la seconda, prevedere nuove sanzioni rispetto a quelle ora delineate e portare il codice vaglio dell’Aula congiuntamente alla riforma del regolamento di Montecitorio cui la Giunta sta già lavorando.

Il Greco (Gruppo di Stati contro la corruzione) ha già avviato una procedura ricognitiva sia sul quadro normativo attualmente vigente in Italia in materia di contrasto alla corruzione sia riguardo all’adempimento degli obblighi assunti sull’adozione dei codici etici. Una ricognizione che dovrebbe concludersi nel giro di  un paio di mesi con la redazione, da parte dello stesso Greco, di una relazione che sarà inviata a tutte le autorità competenti sia italiane che europee. Se dovessero essere riscontrate lacune o inadempienze, l’Italia riceverà un invito a sanare. A questo punto, in caso di mancata ottemperanza, per l’Italia scatterebbe una sanzione consistente nella pubblicazione e nella divulgazione della violazione in sede internazionale. Con la conseguente perdita ulteriore di credibilità che, per un Paese che non brilla di certo nelle principali classifiche internazionali in tema di corruzione (in quella di Trasparency siamo al 61esimo posto), non sarebbe certo un bel biglietto da visita.

Twitter: @Antonio_Pitoni

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