Anche la terza puntata di The Voice of Italy è andata, per dirla con Ligabue, tenendo botta. La controprogrammazione, questa settimana, offriva tra le altre cose l’esordio dell’Isola dei Famosi, con tanto di Simona Ventura versione spiaggiata, quindi si prevedeva un bagno di sangue che, effettivamente, a guardare i risultati degli altri programmi trasmessi in tv, c’è stato: non solo il reality di Canale5 ha fatto meglio del talent targato RaiDue ma così anche Chi l’ha visto?, la partita Chelsea – PSG e il film trasmesso su RaiUno. Del resto, le Blind Audition, che quest’anno saranno spalmate addirittura su sette settimane, quelle sono: ci sono i giudici da conoscere, i concorrenti che arrivano e si fanno o non si fanno notare. Si deve prendere il ritmo del programma, consapevoli che il grosso, se mai ci sarà, arriverà con i live, quando le voci saranno accompagnate da corpi e da storie, esattamente come tutti gli altri talent. Fin qui, quello che si pensava sarebbe successo è in effetti successo, parola per parola, manco avessimo scritto noi il copione. Non a caso, proprio ieri, quando hanno parlato del programma all’interno del programma, in una specie di metanarrazione impazzita, su quattro claim citati, due arrivavano da queste pagine.
I coach. Questa è la narrazione su cui The Voice of Italy sta investendo tutte le proprie energie in queste puntate. E basta. I quattro caratteri sono ormai più che definiti, minuto dopo minuto, e l’imitazione che la Ocone fa a Dolcenera a Quelli che il calcio è l’ennesima dimostrazione di come, quest’anno, è su di lei che si sta puntando. Lei, da una parte, e Max e Emis Killa, dall’altra. Disegno preciso. Definito. Cristallizzato. Tutto bello, insomma, non fosse che per due piccoli problemini. Forse non trascurabili. Primo, mancano altre quattro puntate di Blind Audition, e tutto quel che c’è da sapere lo sappiamo bene. Cattivo, buono, simpatico, rimbambita. E poi? Ok il refrain “patata”. Ok il refrain “tamarro”. Sono quei tic che tutti facciamo nostri, quando passiamo un po’ di tempo in compagnia di qualcuno, è naturale che escano anche da un programma. Ma quattro puntate di questo ammazzerebbero anche un asceta tibetano, che preferirebbe darsi fuoco piuttosto che proseguire con questa lagna.
Secondo, i concorrenti. Non ci sono. Non esistono. Non arrivano. E se anche arrivano non sono di nostro interesse. Noi vogliamo “patata”. Vogliamo Raffa che fa la rimbambita e non sa chi siano questi Bon Jovi. Vogliamo Max che ci racconta aneddoti su tutti i luoghi e tutti i laghi. Vogliamo Emis Killa che flirta con ogni ragazza in circolazione, per altro portando a segno tutti i colpi. I concorrenti sembrano un orpello, qualcosa che c’è perché ci deve essere, ma di cui faremmo volentieri a meno. Del resto continuano a essere quasi tutti riciclati da altri talent, ieri da Amici, o quantomeno improponibili in un mondo normale oltre che in un mondo ideale.
I concorrenti non li vogliamo, questo viene da dire quando occupano spazio alle gag tra i giudici. Questo viene da pensare quando li sentiamo cantare, e non è quasi mai qualcosa di rilevante. Non li vogliamo e questo, forse, è un vero problema di The Voice o Italy. Un talent in cui i presunti o sedicenti talenti sono di troppo, magari, ha qualcosa che non quadra. Allora, visto che gli amici di The Voice ci leggono, e poi ci citano in programma, gli mandiamo un messaggio, senza neanche minacciare poi di emettere fattura: eliminateli. Non intendo, uno alla volta, questo è già previsto. Intendo proprio: eliminate i concorrenti, tutti. Fate un talent in cui ci sono solo i coach, i giudici. Che stanno lì e parlano. Del resto se Non è la Rai è stato uno dei più grandi successi televisivi, e lì c’erano delle ragazzine che non facevano praticamente nulla, perché non dovrebbe funzionare un talent in cui i giudici giudicano il nulla. Chiaro, sarebbe un gesto coraggioso, forse estremo, ma siamo sicuri che funzionerebbe, se ne parlerebbe parecchio, e sicuramente alla lunga sarebbe una mossa vincente.
Coraggio, noi vi saremo vicini in questo passo.
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