Il Movimento 5 Stelle apre un conto PayPal per ricevere donazioni, ma il conto fa riferimento a un privato. E le persone che hanno accesso all’account, tra i circa 500 attivisti che compongono l’universo pentastellato nella cittadina emiliana, si contano sulle dita di una mano.

Se si invia infatti una donazione al M5S di Ferrara, nella ricevuta automatica inviata da PayPal, si legge come oggetto “donazione a Mauro Ballola”, senza riferimenti al meet-up ferrarese. Un caso singolare che contrasta con le procedure adottate nelle altre città. Come sperimentato dal quotidiano on line Estense.com, se si invia identica donazione ad esempio a Torino, la notifica risulta intestata a un’associazione di promozione sociale. A Napoli invece il M5S, dopo aver creato l’associazione, si affida a Banca Etica. Anche Forlì, Pesaro, Alghero e Como utilizzano il sistema PayPal. Ma nessuno lo vede intestato a un privato.

“Tutti i donatori sono visibili – ha commentato la capogruppo in consiglio comunale Ilaria Morghen -, sia il nome che le quote cedute. Sono dati pubblici, così come il rendiconto trimestrale delle spese sostenute per le attività di propaganda. La stessa Morghen però riconosce che i dati non sono accessibili a tutti gli iscritti al meet-up, ma solo al “gruppo che gestisce il budget”. La stessa Morghen, non appena uscita la notizia, ha gridato alla “macchina del fango”, annunciando querele ma disertando la conferenza stampa indetta dai pentastellati per cercare di spiegare la situazione. Al posto suo ha parlato Mario Ballola, l’intestatario del conto, per spiegare che l’account PayPal “nasce da un nostro problema di disponibilità economica: siccome abbiamo la necessità di autofinanziarci e di limitare le spese, abbiamo creato questo conto, ‘girandolo’ a una carta Poste Pay intestata a me. Da gennaio a oggi abbiamo ricevuto 75 euro, ma le spese da affrontare sono molto più alte, come i 285 euro di costi per radio comunicati. E infatti quello che manca lo tiriamo fuori noi, privatamente”.

Quanto alla possibilità di costituire una associazione di promozione sociale a cui intestare il conto – come avviene altrove – per assicurare a iscritti e simpatizzanti maggior trasparenza e possibilità di controllo, “ci siamo trovati tutti insieme – sostiene Ballola – e abbiamo discusso di come recuperare fondi senza creare l’Aps, che era stata sciolta un paio di anni fa e che costa circa 300 euro all’anno solo di commercialista”.

Parole che vengono però smentite da due organizer che, appena letta la notizia del conto intestato a un privato, si sono dimessi. Si tratta di Alessandro Cantale – ex candidato alle ultime elezioni regionali – e di Lorenzo Marcucci. “Non ha alcun senso – lamenta quest’ultimo – questo ruolo in una situazione in cui non vengo interrogato nemmeno per scelte basilari come aprire un conto PayPal a nome di un privato dichiarandolo su basi non chiare come conto per i 5 Stelle. Preciso che io non rientro nella cerchia di persone che hanno accesso a tale conto”.

Ancora più duro Cantale. “Provo vergogna a vedere associato il mio nome, seppur indirettamente, ad un gruppo poco o per nulla democratico, a dispetto di quanto sbandierato. Ci tengo a sottolineare che ero completamente all’oscuro di tutto ciò che riguardasse questa vicenda, né sono mai stato consultato in alcun modo riguardo l’apertura di un conto PayPal che raccogliesse donazioni”.

Oltre alle dimissioni dal ruolo di organizer, Cantale dichiara di uscire anche dal meet up dei Grilli Estensi (il meet up storico certificato da Grillo prima delle ultime elezioni comunali), “che, a partire dal 2010, ha ricoperto un ruolo importante nella mia vita. È stato bellissimo poter contribuire alla crescita di un progetto, purtroppo lo spirito, che ha permesso al nostro sogno di dargli vita, è andato col tempo snaturando. La vicenda ‘donazioni’ è stata solo l’ultima di una lunga serie di eventi, che hanno tristemente, anche pubblicamente, dimostrato la mancanza dei principi che dovrebbero guidare il M5S a Ferrara“.

Il riferimento è alla registrazione del marchio dei Grilli Estensi anche questa volta da parte di un privato e alla estromissione di imperio di persone non gradite dal ruolo di moderatore della pagina Facebook dedicata. A replicare alle accuse di verticismo del meet up estense è il consigliere comunale Alessandro Bazzocchi. “Prima c’era un nutrito gruppo di persone durante la fase di militanza e nella campagna elettorale – afferma Bazzocchi -, ma quando si è passati in consiglio comunale e ci si è trovati di fronte a una gran mole di documenti da studiare, alcuni hanno smesso di impegnarsi come avrebbero dovuto. Persone che non avevano voglia di perdere ore e ore a leggere gli atti del consiglio e che ora vanno parlando di cose che non esistono, come la mancanza di democrazia interna”.

Articolo Precedente

Piemonte, mobili comprati con soldi Pro Loco in ufficio assessore giunta M5s. Sindaco: “Deposito momentaneo”

next
Articolo Successivo

Primarie, D’Alema: “Pd in mano a un gruppo di arroganti. Per Orfini ricorso di Bassolino in ritardo? E’ stupidità”

next