Gli italiani, a giudicare dalle platee di febbraio e di questo scorcio di marzo, stanno in casa meno di prima, sia di pomeriggio che di sera. È quanto si capisce dal fatto che secondo Auditel la platea degli spettatori televisivi si è ristretta del 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Un dato di comportamento coerente con quanto riferisce l’Istat, e cioè che i consumi privati, dopo anni di compressione da crisi, sono in risalita, tanto da compensare le incertezze (brasiliane, cinesi, russe, arabe etc) del mercato mondiale. Naturalmente si tratta di medie soggette all’effetto “pollo di Trilussa”; qualcuno sarà recluso in casa e altri se ne saranno comprate alcune nuove (la schumpeteriana “distruzione creativa” non è mai equa), ma tant’è, pare che la detenzione casalinga imposta dalla lunga crisi sia meno rigorosa di un anno fa.

In questa platea complessivamente un po’ più piccola la Rai migliora le posizioni negli ascolti della sera, concentrando tutto il vantaggio su Rai 1 (che compensa ampiamente l’erosione dei canalini e di Rai 3). Sicché se 12 mesi or sono il Cavallo si fermava al 39,77% degli ascoltatori, oggi arriva al 41,3%. Un aumento dell’1,5% che proiettato sull’anno significherebbe qualche decina di milioni di euro in più di ricavi pubblicitari o, se preferite, una più ampia base di fattuale accettazione di una contropartita al pagamento del canone. Migliorano anche le tv satellitari e le tv free del digitale terrestre, mentre Mediaset lascia sul campo il 2,7% di share e La7 lo 0,6%.

Insomma, stanno accadendo due fenomeni apparentemente contradditori: dal lato Rai il generalismo si rafforza, dal lato Mediaset e La7 si ridimensiona. Come se al primo pigiare dell’acceleratore di palinsesto da parte di Rai (piccole cose: fiction ben giocate, spettacoli mal riusciti immediatamente giustiziati) la struttura dei privati accusasse lo sforzo e si facesse cogliere con le mani nel vecchio.

E forse, mentre i giornali la fanno lunga sul canone ristrutturato ma pur parlandone male ne parlano, e così il pubblico si è fatto più attento all’azienda pubblica (anche gli ex evasori del canone, visto che ormai è in bolletta luce e non possono sfuggirne il pagamento). Un “voltare la testa verso la RAI” che produce effetti bizzarri, come nel confronto serale delle due ultime domeniche: offerta pressoché identica, con la stessa fiction (Tutto può succedere), lo stesso telefilm e lo stesso Fazio in Rai e con la stessa Bibbia e le stesse Iene per Mediaset. In sette giorni la prima ha guadagnato 5 punti percentuali e la seconda ne ha perso 1,5. Per il resto, Cairo ha migliorato azzeccando il film (+1%), ma satellite (-3%) e digitale terrestre (-1,5%) stavolta hanno pagato un tributo salato.

Certo, una domenica non fa primavera, ma i Cavalli la percepiscono prima, a quanto pare.

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