Per me che dirigo un piccolo giornale corsaro che ha sempre contestato l’omologazione della grande stampa è l’ennesima conferma del fatto che si va verso un conformismo sempre più spiccato sotto l’egida di grandi gruppi editoriali e finanziari. Per il pluralismo non è una bella notizia“. Così il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta a Otto e Mezzo (La7) la fusione della casa editrice Itedi, che possiede La Stampa e Il Secolo XIX, con il Gruppo Editoriale L’Espresso. “Sicuramente finisce un dualismo” – continua – “che, come spesso avviene nelle guerre, aveva portato anche effetti positivi, perché, quando ci sono due grandi gruppi che si scontrano, anche solo per farsi battaglia uno contro l’altro, le notizie vengono fuori dall’una e dall’altra parte. Quando invece due grandi colossi si mettono d’accordo, ne va di mezzo il pluralismo e magari ci sarà anche qualche notizia in meno“. Il presidente di Rcs Libri, Paolo Mieli, ospite in studio, non è d’accordo con Travaglio: “Secondo me, invece, ci sarà più concorrenza, perché la Fiat, uscendo dal Corriere della Sera, renderà quest’ultimo più guerreggiante. Nei cromosomi dei due gruppi editoriali, il gruppo ex Agnelli e il gruppo De Benedetti, c’è un dna comune molto molto forte”. E aggiunge: “Per me questa fusione è un fatto positivo, perché nel mondo del futuro c’è spazio sia per i giornali corsari fortemente identitari, sia per quei giornali che hanno declinazioni regionali area per area. La fusione è stata un affarone d’oro per La Stampa e Il Secolo XIX, che erano giornali ansimanti, e ora possono mantenere la loro identità. I giornali sono liberi quando sono in salute, perché i giornali indebitati sono ricattabili. E quindi tutto ciò che rende l’editoria in salute va salutato come un avvento della libertà di stampa“. “Diciamo che tutti i giornali liberi sono in salute” – replica, sorridendo, Travaglio – “ma non tutti i giornali in salute sono liberi

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