Che sia stato un “vertice infuocato”, come l’ha definito il Corriere della Sera, o “un incontro positivo”, usando le parole del segretario del Pd milanese Pietro Bussolati, una cosa è certa. Il faccia a faccia di mercoledì 2 marzo tra Giuseppe Sala e Francesca Balzani non è stato sufficiente per arrivare a un accordo sulla ‘lista arancione’ che l’attuale vice sindaco dovrebbe guidare alle prossime amministrative in sostegno dell’ex commissario Expo. E se il progetto di una terza lista da affiancare a quella del Pd e alla lista civica di Sala saltasse, lo scenario del centrosinistra muterebbe. E a candidarsi in funzione anti Sala potrebbe essere l’ex magistrato del pool di Mani Pulite Gherardo Colombo.

Negli ultimi giorni sono arrivati a Colombo diversi inviti a farsi avanti, come quello del sociologo Nando Dalla Chiesa o quello di un gruppo di studenti dell’università Statale che ha pubblicato un appello online. Inviti di quella società civile che vede in lui la figura giusta per raccogliere i voti di chi cinque anni fa appoggiò Giuliano Pisapia, mentre ora, di fronte alla candidatura di Sala, sceglierebbe l’astensione. L’ex pm ci sta pensando. Il suo nome potrebbe ottenere un appoggio trasversale, a iniziare da una parte della coalizione che ha partecipato alle primarie, fino alla sinistra sinistra che per ora ha raccolto la disponibilità a candidarsi del giornalista ed eurodeputato Curzio Maltese.

Difficile in ogni caso che Colombo si faccia avanti se alla fine Sala e Balzani troveranno l’accordo, visto che proprio Colombo è stato uno dei sostenitori alle primarie dell’attuale vice sindaco. Ma l’accordo, a oggi, non è per nulla scontato. I sostenitori di Balzani chiedono di avere centralità nel progetto per il governo futuro della città. È questa per esempio la posizione di Sel, che ha deciso di rimanere all’interno della coalizione, ma con un sì condizionato. E centralità significa ottenere sin da subito la garanzia di un posto di primo piano per Balzani. Come quello di vice sindaco. Cosa che per il momento Sala non vuole assicurare. E l’incontro di mercoledì 2 marzo, a cui hanno partecipato anche Bussolati e il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri, non è stato risolutivo. Troppo presto parlarne adesso, è la posizione di Sala. Anche perché l’investitura a vice sindaco di Balzani non verrebbe presa bene da un gruppo nutrito di suoi sostenitori. Come Ada Lucia De Cesaris, che ha preceduto Balzani nel ruolo di vice di Pisapia. E come gli altri attuali assessori, che alle primarie hanno fatto campagna per Sala: “E’ il momento di parlare di contenuti, non di poltrone”, è il loro messaggio. Non è una questione di poltrone, rispondono dall’altro fronte: “Stiamo cercando di capire se c’è la volontà di mettere il mondo arancione al centro dell’esperienza che verrà”, spiega il consigliere comunale di Sel Luca Gibillini.

Il nodo resta quindi tutto da sciogliere, dopo un faccia a faccia, quello tra Sala e Balzani, che le cronache locali hanno interpretato come una “resa dei conti”, dove le posizioni sono “distanti” e l’atmosfera “tesa”. Di qui i tentativi dei protagonisti di stemperare i toni, con Bussolati che riconosce “l’importanza dei risultati ottenuti da Balzani nella consultazione di febbraio e auspica che sia lei a guidare una lista plurale che sappia dare continuità alle forze che si sono mobilitate. Non abbiamo discusso di ruoli o di poltrone, perché non è questo che è in gioco, ma di trovare il giusto equilibrio nella composizione di una coalizione ampia e pluralista”. Sulla stessa linea Sala: “Abbiamo ritrovato la
sintesi per ripartire”, ha detto il candidato del centrosinistra, sottolineando che “a Milano senza la sinistra non si vince”. Senza però chiarire quale sarà l’eventuale ruolo di Balzani: “Nulla in contrario in linea di principio che possa essere il mio vicesindaco, ma questo per ora è fuori agenda”. E lei che a tono risponde: “Credo che sia importante parlare di programmi adesso. Non parliamo di liste”. Il futuro di quella arancione è ancora tutto da vedere.

@gigi_gno

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