Salmo non ride mai. Non ride nei videoclip delle sue canzoni. Nelle rare foto promozionali. Durante i live. Già lo si vede poco, un tempo per niente, ma quando lo si vede non ride mai. E dire che di motivi per ridere, volendo, ne avrebbe parecchi. Adesso, per dire, è appena uscito (a distanza di tre anni dal fortunatissimo Midnite) il suo nuovo album Hellvisback e subito si è piazzato per due settimane di fila in vetta alla classifica, salvo poi scendere di tre posizioni. Quarto, dietro Baglioni e Morandi con Capitani Coraggiosi il Live, la nuova edizione di Out dei Kolors e Di20are di Francesca Michielin. Gente, insomma, che può usufruire di una gran cassa ben più potente della sua, mostri sacri, da una parte, pupilli di Rtl 102,5 o freschi miracolati da Sanremo

Ecco, Sanremo. Essere in vetta alla classifica proprio nella settimana del Festival e in quella subito successiva, speriamo che almeno una risata, toh, un sorriso glielo abbia strappato. Perché una cosa è nota, in discografia, tra fine gennaio e inizio febbraio non esce nessuno, solo i folli. Proprio perché poi c’è il Festival e nessuno vuole mettersi in competizione con la kermesse rivierasca. Quest’anno, leggendo la lista risicata delle uscite di inizio anno, due erano i nomi che si notavano: Alessandra Amoroso a metà gennaio e Salmo. Ora la prima si trova al posto numero sedici in classifica, Salmo è quarto.

Ma chi è Salmo, si starà chiedendo magari qualcuno che la musica la conosce solo attraverso i canali mainstream. Salmo è uno dei più importanti e talentuosi protagonisti della nostra scena rap. E nel suo caso, cosa rarissima ultimamente, parlare di scena rap non è una forzatura, nonostante lui vi si muova come un outsider.

Nato trentadue anni fa in Sardegna, Salmo è partito dal basso e nel giro di una manciata di anni (l’esordio ufficiale è del 2011) e di quattro album considerati tutti a loro modo pietre angolari del genere si è imposto come uno degli artisti rap più potenti di casa nostra.

In realtà, vuole la leggenda che le sue prime strofe risalgano addirittura ai tempi in cui frequentava le medie, a Olbia. Le sue passioni, che si evincono dall’ascolto dei suoi album (The Island Chainsaw Massacre, Death USB, Midnite, S.A.L.M.O. Documentary, un insolito live, e l’ultimo Hellvisback, appena uscito) non sono solo il rap. Ma anche il cinema, spesso citato nei testi e nei titoli, e anche tanta altra musica: dall’hardcore al metal, al rock’n’ roll, passando per il punk.

Trasferitosi da tempo in quel di Milano, area sud-est, Salmo ama collaborare con pochi artisti, i suoi amici, da Noyz Narcos a Gemitaiz, ai suoi soci, con cui si gira i videoclip, a Jovanotti. Ecco, quest’ultima parolina, messa lì, immagino, avrà fatto sobbalzare sulla sedia un po’ di gente. Jovanotti? Quel Jovanotti lì? Sì, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha avuto il piacere e l’onore di avere Salmo in apertura di alcuni suoi concerti negli Stadi. Il che, per uno che sembrerebbe ami l’ombra più che i riflettori, è cosa bella strana. Ma la collaborazione era partita da prima, proprio lontano dalle luci del sole. Era stato Salmo, infatti, coi suoi soci, che aveva diretto il video di Sabato, brano che lanciava verso il successo l’album Lorenzo 2015 CC. Un video vagamente ansiogeno, girato al Lunapark dell’Idroscalo di Milano, una cosa anche un po’ violenta, assolutamente fuori dai soliti cliché jovanottiani. Più alla Salmo, appunto.

L’ansia. Ecco, se uno mi chiedesse di riassumere in una parola la poetica di Salmo io sceglierei “ansia”. Per il suo flow, sincopato, in debito d’aria. Per quel modo di incedere nervoso, claustrofobico. Per quella caratteristica tutta sua di creare, spesso andando a zonzo con le parole, senza seguire necessariamente un filo del discorso dettato dalla logica, un paesaggio spaventoso, in cui ti senti sempre in pericolo. Lo faceva, con altre dinamiche, anche Michael Jackson, anche se lì era più un certo nervosismo a farla da padrona, mentre stavolta è proprio l’ansia.

Hellvisback non è da meno. Anzi, sembra aver preso le peculiarità della poetica salmiana e averle fatte esplodere. I testi, se possibili, sono ancora più vaghi. Non meno incisivi, intendiamoci, ma proprio più evanescenti. Li ascolti e non è che dici, ah, questa parla di questo argomento. La ascolti e basta. Lo stesso dicasi per la musica, perché Salmo, che è anche un valentissimo produttore, riesce a cambiare genere, ritmo e mood anche all’interno della stessa canzone, senza far suonare il tutto come una forzatura. Avete presente i Sangue Misto? No?, allora forse è il caso che recuperiate. Sì? Bene, Salmo, qui lo dico e qui lo confermo, sembra il solo, al momento, che prosegua sulla strada indicata da Neffa e soci ormai una vita fa, in buona compagnia di Noyz Narcos e Gemitaiz, magari, ma in maniera più compiuta.

Uno potrebbe dire, a questo punto, sì, va bene, hai detto un sacco di parole, parlato di ansia, di evanescenza, di riferimenti cinematografici, sei addirittura andato a tirare fuori i Sangue Misto, ma non hai fatto il titolo di una canzone, non hai raccontato argomenti, citato generi musicali. Esatto. Ho fatto come Salmo. Abita dietro casa mia, mi avrà influenzato per vicinanza urbanistica, se non per vicinanza poetica. Volete capire come suona un disco di Salmo? Volete sapere di cosa parlano le canzoni di Salmo? Andatevele a sentire, facendo un atto di fiducia in chi scrive, un atto aprioristico. State certi che non ci sarà niente da ridere.

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