La stampa non ne ha parlato quasi per nulla. Eppure se si tratta di uno degli interventi normativi più importanti sul tabacco degli ultimi anni. Parliamo del Decreto Legislativo n. 6 del 12 gennaio 2016 di recepimento della Direttiva europea 2014/40/Ue le cui disposizioni, salvo qualche deroga, entreranno in vigore dal prossimo 20 maggio 2016, con lo scopo dichiarato di assicurare un elevato livello di protezione della salute attraverso maggiori restrizioni e avvertenze per dissuadere i consumatori (ed in particolare, i giovani) dall’acquisto e dal consumo di prodotti a base di tabacco e nicotina.

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Tra le principali novità, ivi contenute, figurano l’introduzione sulle confezioni di sigarette, tabacco da arrotolare e tabacco per pipa delle “avvertenze combinate” relative alla salute con tanto di testo, fotografia a colori e numero del telefono verde contro il fumo (800.554.088).
Se siete curiosi di osservare le avvertenze (che occuperanno il 65% del fronte e del retro delle confezioni e dell’eventuale imballaggio esterno) potete visionarle qui sotto tanto per farvi un’idea. (Leggi qui).

La nuova normativa prevede, in particolare:
1) il divieto di utilizzo di additivi che rendono più “attrattivo” e “più nocivo” il prodotto del tabacco (es: caffeina, vitamine, coloranti delle emissioni, nonché additivi che facilitino l’inalazione o l’assorbimento di nicotina e che abbiano proprietà cancerogene, mutageniche o tossiche);
2) il divieto di utilizzo di “aromi caratterizzanti” nelle sigarette e nel tabacco da arrotolare dovuti a un additivo o a una combinazione di additivi, come nel caso di frutta, spezie, erbe etc;
3) il divieto di utilizzare nell’etichettatura elementi promozionali e fuorvianti, come riferimenti a benefici per la salute o per lo stile di vita, ad un gusto o un odore etc.

Quel che però non riesco a spiegarmi è il motivo per il quale, in base alla nuova normativa di recepimento europea, venga imposto il divieto di apporre sulle etichette le informazioni relative al contenuto di catrame, nicotina e monossido di carbonio. Secondo l’Ue queste informazioni devono considerarsi ingannevoli per il consumatore che, nel confronto tra più prodotti, tende a preferire quello con minori quantità di queste sostanze, ritenendolo meno nocivo, ma la conseguenza inevitabile di questo principio è che, di fatto, il consumatore di sigarette non è più messo nelle condizioni di sapere cosa fuma, dovendo testare sulla propria pelle qualunque sigaretta senza rendersi minimamente conto del fatto di fumare anche quella più nociva che si trova sul mercato.

Del resto, una cosa è togliere dal pacchetto di sigarette le informazioni promozionali del tipo “a basso tenore di catrame”, “light”, “ultra-light”, “mild”, “naturale”, “biologico”, “senza additivi”, “senza aromi” o “slim”, altra è cancellare completamente le informazioni sul contenuto di catrame, nicotina e monossido di carbonio. Sono due piani completamente diversi. E’ bene tenere presente che i livelli massimi di emissioni di catrame, nicotina e monossido di carbonio previsti per legge non devono superare 10 mg di catrame, 1 mg di nicotina e 10 mg di monossido di carbonio per sigaretta e i controlli sono effettuati dai Monopoli di Stato.

La nuova normativa parla anche di laboratori autorizzati e vigilati dall’Istituto superiore di sanità che, oltre a verificare i livelli di emissione, operano eventuali ulteriori misurazioni per determinare il livello di altre sostanze nocive i cui requisiti strutturali, tecnologici e funzionali dovranno essere individuati con un apposito decreto regolamentare del ministro della Salute, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze.

A dire il vero anche il precedente D. Lgs. 184/2003, aveva previsto l’emanazione di un decreto sui requisiti di idoneità di questi laboratori, con cui, peraltro, si sarebbero dovute stabilire anche le ulteriori prove eventualmente richieste ai fabbricanti o agli importatori di tabacco, ai fini della determinazione del tenore di altre sostanze, contenute o derivate dai loro prodotti del tabacco, suddivisi in base alla marca e al tipo, e della verifica dei loro effetti sulla salute, tenendo conto tra l’altro del pericolo di dipendenza che comportano. Ma sino ad oggi, e per ben 13 anni, il decreto in questione non è stato mai emanato.

Mi chiedo: “Se i controlli sono fatti sui livelli massimi di emissione di nicotina, catrame e monossido di carbonio e, speriamo, anche su tutti gli altri ingredienti contenuti nelle sigarette, perché di tutto questo non si dà conto sui pacchetti in vendita dal tabaccaio, cancellando pure i riferimenti ai livelli di catrame, nicotina e monossido di carbonio?”.

I consumatori non sono dei deficienti e se si continua solo a parlare degli effetti sul fumo senza fornire informazioni dettagliate, si potranno pubblicare anche le immagini più impressionanti per indurre le persone a non fumare, ma i risultati per la salute pubblica saranno sempre deludenti.

Se la gente non sa quel che fuma non si fa prevenzione e farà presto anche a sbarazzarsi anche delle immagini: acquisterà un porta-sigarette e, dopo aver nascosto il pacchetto, continuerà a fumare, ignorando bellamente cosa si mette in corpo. Bella trovata.

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