Un suo dipendente aveva scelto come suoneria del cellulare un brano latino americano, ma quando il telefono è squillato sul posto di lavoro, il titolare del negozio, Giuseppe Laiso, barbiere di Fiorano Modenese, è stato multato dalla Siae. Il motivo? Aver diffuso musica nella sua bottega senza aver pagato il diritto d’autore. Il verbale, scrive la Società italiana degli autori ed editori in una nota, pubblicata sul sito web, è scattato “per la presenza di un impianto di amplificazione che diffondeva nel locale musica tutelata. C’era sì un telefonino – dice la Siae – ma era collegato a delle casse”. Tuttavia, per Laiso le cose sarebbero andate diversamente: “Il cellulare non era collegato a nulla, l’impianto era staccato”, ribatte il barbiere. Semplicemente, il telefonino sarebbe squillato nel momento sbagliato.

Qualche giorno fa, infatti, un accertatore della Siae si era recato nel negozio dello storico barbiere di Fiorano, dove Laiso lavora fin da quand’era ragazzino. Per anni, lui e sua moglie avevano pagato un abbonamento alla Siae per la diffusione, in sottofondo, della musica in negozio, ma quando il conto è arrivato a 170 euro annui, hanno deciso di togliere la radio, e la Siae, in risposta, ha inviato un ispettore (un ex sottufficiale dei Carabinieri) per verificare che l’impianto fosse stato effettivamente smantellato come comunicato. “Mentre parlavamo, però – racconta il barbiere in un’intervista a Il Resto del Carlino – il cellulare di una mia collaboratrice è squillato, ed è partita la suoneria. L’ispettore Siae, quindi, mi ha chiesto: è il telefonino della proprietaria che manda musica in diffusione?”. Laiso ha spiegato che il cellulare non era collegato ad alcun impianto: “Ma l’ispettore ha detto che era musica diffusa in un locale pubblico, e ci ha fatto un verbale”.

“Un episodio incredibile”, secondo Laiso e la moglie, Anna Dinota, anche perché la multa riporta, come destinataria dei diritti d’autore non pagati, una canzone di Donna Summer, sebbene la suoneria non riproducesse – spiegano i titolari del negozio – un brano di quell’artista: “Era musica caraibica di cui non so il titolo”, precisa il barbiere, che la multa – dice – non ha intenzione di pagarla.

E tuttavia, per la Società italiana degli autori ed editori, l’illecito c’è stato. “L’accertatore Siae ha riscontrato la presenza di un impianto di amplificazione che diffondeva nel locale musica tutelata. Nessuno multerebbe una suoneria, tantomeno la Siae – replica a stretto giro di posta la società, in risposta alla versione data da Laiso – noi abbiamo il dovere di tutelare gli interessi dei nostri iscritti: quegli autori ed editori che con le opere del loro ingegno producono cultura e bellezza”. Nessuno, puntualizza la Siae, “si sognerebbe mai di entrare nella barberia dei signori Laiso e Dinota, farsi tagliare i capelli e uscire senza pagare. E allora ci chiediamo sulla base di quale diritto gli stessi signori pretendano di non pagare per la musica diffusa nel loro locale: musica che altri hanno composto e prodotto, e che dà valore aggiunto alla qualità del servizio che questa barberia offre ai propri clienti”. Conti alla mano, precisa infine la società, “per mettersi in regola col diritto d’autore, la barberia di Fiorano avrebbe dovuto pagare un abbonamento annuale di 71 euro (Iva compresa). Vale a dire 20 centesimi al giorno. Nemmeno il costo di mezzo caffè”.

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