Sanremo è finito da poco meno di dieci giorni. Ti volti, e sembra che non abbia lasciato traccia. Se non nelle occhiaie che continui a portare a spasso per Milano, frutto di poche ore passate a dormire, in quel della riviera dei fiori. Per il resto poco o niente. Guardi la classifica, e vedi saldo in testa Salmo, che non solo da Sanremo non è ovviamente passato, ma che è quanto di più lontano si possa pensare dal Festival della Canzone Italiana.

Come se il pubblico, quello che compra ancora musica, avesse voluto mandare un messaggio bello chiaro a Carlo Conti e a tutti quelli che ruotano intorno alla kermesse sanremese: con noi non avete nulla a che fare. Chiaramente non è del tutto vero. Non è vero che chi ascolta Salmo non ha necessariamente a che fare con Conti e quel mondo lì, così come non è vero che Sanremo non ha lasciato alcuna traccia dietro di sé. Qualcosa è rimasto. Nelle classifiche, basta scendere un po’ con lo sguardo, ma soprattutto nel nostro panorama musicale, che si è arricchito di nuove pagine. Una di queste, di pagine, le ha scritte una nuova cantautrice, appena ventenne. Chi segue queste pagine già saprà di chi stiamo parlando. E chi non le segue ma è munito di orecchie e di un briciolo di curiosità pure. Chiara Dello Iacovo.

La ventenne di Asti che ha presentato a Sanremo Introverso, piazzandosi al secondo posto è, a nostro insindacabile parere, quanto di meglio il nuovo che avanza abbia fatto sentire in quel del Festival. Una cantautrice cantautrice, innanzitutto. Cioè una ragazza che si scrive le canzoni, seguendo una tradizione che, sembrerebbe, si è fermata con la generazione di chi oggi ha tra i quaranta e i cinquant’anni, e che quelle canzoni se le canta pure. Per intendersi, tanto per giocarci subito gli assi, Chiara è quanto di più vicino, oggi, abbiamo a gente come Niccolò Fabi, Daniele Silvestri o, per staccarci da quel gruppo fortunato cresciuto intorno a Il Locale, Simone Cristicchi. Gente che, insomma, ha a sua volta scritto pagine assai importanti della nostra cultura popolare in musica. Le pagine che superano il passare degli anni, mica sciocchezze.

Chiara, nonostante la giovanissima età, ha tirato fuori proprio durante il Festival il suo album d’esordio, Appena sveglia, edito da Rusty Records, che ci riconcilia con l’idea stessa di album. Dieci canzoni. Neanche una che risulti un riempitivo. Messe lì incastrate, se ne togli una cadono le altre, e nessuno vuol farle cadere. Una poetica, nonostante la giovanissima età, assai definita, riconoscibile già al secondo ascolto. Una poetica difficile da raccontare in due parole, con uno sguardo sul mondo che si poggia lieve ma che, come certe spine, ti si ficca sotto pelle e non se ne va se non lasciando graffi sanguinanti, di quelli che ci macchiano le camicie.

Sguardo lieve che, però, proprio forte della sua levità, ti fa sorridere, riflettere, in qualche modo ti disturba. Sì, ti disturba, o meglio, ti turba, senza dis. Ti turba. Come certi pensieri, che non vorresti farli, ma ti ritrovi a farli, e dopo un po’ non puoi neanche farne a meno. Perché Chiara, che a vent’anni è già passata per un talent, The Voice of Italy, che oggi cerca di farne vanto, portandola sul piedistallo ben più di chi poi ha vinto, e per una finale di Musicultura, oltre che il già citato Sanremo, che l’ha vista seconda dietro Francesco Gabbani, ha una sua personalità decisamente definita e la sua personalità è di quelle che non lascia indifferenti. Non ha paura, per dire, di affrontare canoni importanti, come cantare Genova, che per una astigiana è roba tosta, quasi da suicidio, o anche solo l’amore (seppur per se stessa). Cantare l’amore a vent’anni non è cosa per tutti, ditelo a Fragola, per esempio. Chiara Dello Iacovo ama giocare con le parole, e lo sa anche fare (non necessariamente le due cose vanno a braccetto), così come ama giocare con la voce e con le melodie. A vent’anni. Oggi.

Ecco, in un’epoca di approssimazione, Chiara è una vecchia. Ma non una vecchia e basta. Una vecchia saggia. Una sulla quale fare affidamento, come la nonna che, stai sicuro, non ti fa andar via senza averti passato venti euro di nascosto, come un pusher che ti infila la stagnola in mano. Una nonna di vent’anni, e mi rendo conto che a dare della nonna a una ventenne si corre anche il rischio di essere fraintesi.

Insomma, ci siamo capiti. Affidabilità e sorpresa, insieme, nella stessa frase. Provateci, se ci riuscite. Metti su il suo cd e non hai paura che ti parta un suono sbagliato, buttato lì per fare i moderni o per fare gli alternativi. Il suono giusto, quello che dovrebbe uscire su una determinata canzone. Lo stesso con le parole. Non quelle che ti riconciliano col tuo essere giovane o adulto, ma quelle che una determinata canzone evocano. Le parole giuste sulla musica giusta. Proprio come quei nomi che ho fatto prima. I nomi giusti da mettere nella stessa frase con lei.

Ora speriamo solo che, dietro questa sua aria fragile, leggera appunto, si nascondano, come sembra, un paio di spalle belle larghe, perché il mondo dello spettacolo è molto meno leggero di quel che a prima vista si potrebbe pensare. Noi, ovviamente, si continua a fare il tifo per lei.

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