Tanta gente comune e una breve cerimonia laica di non più di un’ora per ricordare uno dei più grandi intellettuali italiani di questo tempo. Questa la volontà della moglie Renate e di Carlotta e Stefano, i figli di Umberto Eco morto venerdì 19 febbraio, a 84 anni. “La gente è qui perché le persone, a differenza di quello che dicono alcuni negli studi televisivi, sanno che l’uomo di cultura e il sapere è un valore insostituibile”, racconta il drammaturgo e autore teatrale Moni Ovadia a ilfattoquotidiano.it. La sobria commemorazione in onore del semiologo, saggista e autore, tra gli altri, de “Il nome della rosa”, è iniziata poco dopo le 15 nel cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco di Milano, la sua città di adozione. “Credo che tutte le persone che amano il sapere – continua Moni Ovadia – devono mettersi insieme e avere consapevolezza che sono molti di più di quelli che si fa credere che siano. Senza dimenticare che 100mila dei nostri giovani migliori se ne vanno perché qui non hanno futuro

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