Gli studenti di Scienze della comunicazione di Bologna ricordano Umberto Eco, che creò quella facoltà dopo essere stato un pioniere negli studi di semiotica in Italia e uno dei più importanti esperti del settore a livello mondiale. “Purtroppo non lo abbiamo potuto conoscere personalmente, ma lo abbiamo studiato sui libri”, spiegano al Fatto Tv alcuni dei giovani intervistati fuori dalle aule. “Noi siamo gli studenti degli studenti di Eco, abbiamo la fortuna di studiare con chi lo ha conosciuto ma lui non lo abbiamo mai neppure visto”, raccontano altri. Il principale merito del semiologo morto venerdì 19 febbraio, spiega uno dei ragazzi intervistati, è stato quello di studiare i mass media e i loro effetti in un modo che fino ad allora non aveva fatto nessuno. Per diversi studenti la morte di Eco è anche un modo per ragionare sull’importanza di una facoltà negli ultimi anni spesso denigrata come poco concreta e poco utile: “Ultimamente Scienze della comunicazione è stata vista come una università di serie B, la chiamano ‘scienze delle merendine’. Ma oggi ogni cosa è comunicazione: è importante studiare come ci poniamo di fronte agli altri, ma anche per esempio come una pubblicità si pone di fronte alle persone” di David Marceddu

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