Il titolare della quota maggioritaria della coalizione di centrodestra – Matteo Salvini – non lo vuole come candidato, ma Guido Bertolaso ormai sogna il Campidoglio non molla torna a indossare idealmente il giacchetto blu della Protezione Civile. “Non me ne vogliano i cittadini dell’Aquila  – premette l’ex braccio armato del governo Berlusconi in tema di emergenze e Grandi Opere – ma Roma è una città terremotata, bombardata in cui si vive con difficoltà. Chi la ricostituisce? C’è chi fa polemica e chi si è gettato a lavorare. Io ci ho messo la faccia e ho un curriculum, gli altri?”, la domanda retorica affidata alle telecamere di Repubblica Tv.

Due parole, un’espressione infelice pronunciata a poco più di 40 giorni dal 7° anniversario del sisma che ha devastato L’Aquila la notte tra il 5 e il 6 aprile 2009. Alcuni comitati e associazioni locali hanno scritto una lettera aperta ai romani per raccontare “tutti i danni, le speculazioni e le ingiustizie che ha causato Guido Bertolaso sul territorio”. A farlo sono il Comitato 3e32/Casematte, Appello per L’Aquila, Link studenti Indipendenti, Unione degli Studenti e Legambiente che chiedono: “Bertolaso ma non ti vergogni neanche un po’?”, in merito alla sua candidatura a sindaco della capitale.

Nella missiva si parla, per capitoli, di “menzogne, repressione, speculazione e ipocrisia“. Tra le prime trova collocazione l’organizzazione all’Aquila, il 30 marzo 2009, della Commissione Grandi Rischi, per “effetto della quale molte persone sono rimaste serene nelle proprie case la notte del terremoto”, poi “la grottesca idea del G8” e “la favola ‘dalle tende alle case'”. “Fin da subito dopo il terremoto – si prosegue – Bertolaso, commissario per l’emergenza, ha utilizzato i suoi poteri per ostacolare in tutti i modi la partecipazione e l’ autorganizzazione della popolazione, vietando assemblee e volantinaggi nelle tendopoli, trasferendo metà della popolazione in altre Regioni, e reprimendo ogni tipo di protesta, grazie alla complicità del prefetto e vice commissario Franco Gabrielli“.

“Con le palazzine del Progetto Case e le sue 19 ‘new town’ – scrivono comitati e associazioni – Bertolaso ha contribuito alla devastazione del territorio aquilano, occupando 460 ettari fuori città e favorendo, grazie alla deroga sugli appalti dovuta all’emergenza, le imprese che hanno costruito tali alloggi ad un costo intorno ai 3mila euro a metro quadro. Dopo cinque anni in alcuni di questi sono crollati i balconi e senza che ci fosse bisogno di un terremoto”. (Nelle foto di Marianna Gianforte la situazione delle case all’Aquila, così come appaiono oggi)

L’uomo che nel 2008 andava a farsi massaggiare al Salaria Village per via dello stress dovuto alla piena del Tevere – “La situazione si era fatta molto critica, si ipotizzò, ma non fu mai detto pubblicamente, la possibilità di far saltare Ponte Sant’Angelo“, ha dichiarato Bertolaso l’11 novembre 2015 nel corso del processo per gli appalti del G8, in cui è accusato di avere agevolato l’assegnazione di appalti in favore dell’imprenditore Diego Anemone in cambio, tra l’altro, di prestazioni sessuali presso il Salaria Sport Village – torna prepotentemente in campo.

Due processi in corso – oltre a quello sugli appalti della Maddalena, ha a suo carico anche il procedimento Grandi Rischi bis per omicidio colposo plurimo e lesioni – la sfiducia di Salvini non sembrano in grado di fermarlo. Imposto agli alleati da Silvio Berlusconi, ingoiato a malincuore da Giorgia Meloni che gli avrebbe preferito il fedelissimo Fabio Rampelli, Bertolaso non indietreggia di un passo. Anzi. Sulla candidatura a Roma ha “ho parlato con Matteo Salvini al telefono – ha raccontato ancora a RepubblicaTv – e gli ho detto ‘caro Matteo il fatto che mi tu abbia indicato mi lusinga, so che sei una persona concreta che bada al sodo, e lo sono anch’io. Politicamente abbiamo qualche idea diversa ma se sei d’accordo io ci sono’. E lui mi ha detto ”Sì, punto su di te perché noi vogliamo vincere'”.

Salvini: “Da Bertolaso troppe uscite infelici” – “Il progetto di Bertolaso non è né chiaro né condiviso”. Matteo Salvini non molla. Il segretario della Lega Nord, in un’intervista al Corriere della Sera, rilancia una consultazione dei cittadini sul candidato sindaco del centrodestra a Roma, nonostante l’investitura dell’ex capo della Protezione Civile da parte di Silvio Berlusconi e di Giorgia Meloni. “Se devo prendermi del rompiscatole, benissimo: prendo e porto a casa. Ma io lavoro per ricostruire il centrodestra. E la condizione indispensabile per farlo è la chiarezza” dice il leader del Carroccio.

“Per vincere – ribadisce -, bisogna che il centrodestra trasmetta messaggi chiarissimi”, mentre – elenca Salvini – “Bertolaso si è lanciato in elogi su Rutelli, su Giachetti, ha detto che se non fosse candidato lui voterebbe il Pd, e i rom poverini… Un’uscita infelice ci può stare, se le uscite infelici diventano una serie, qualche dubbio viene. Anche perché, di certo, Bertolaso non è uno sprovveduto”. Quindi, “diciamo che ci prendiamo tutti una pausa di riflessione: una settimana in più e qualche migliaio di pareri dei romani non faranno certo male”, “c’è la possibilità di fare arrivare pareri e punti di vista in modo velocissimo. E io voglio che chiunque voti il centrodestra, alle amministrative e più avanti, sappia che cosa vota. Per dire: Stefano Parisi non è certo un leghista, ma se parliamo di sicurezza, di quartieri, di traffico la visione è la stessa”. “Il centrodestra – afferma Salvini – deve cantare insieme la stessa musica”, “non può più essere che un’alleanza siano riunioni di partito che si dividono le competenze per matematica e poi sono senza uno straccio di progetto comune”.

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