“Nel 2015 abbiamo visitato più Paesi che in tutta la nostra vita, dormito più notti in tenda che tra le pareti di una casa, raggiunto il punto più alto e quello più basso dei nostri viaggi. Cioè i 4000 metri del passo di Huanglong in Sichuan e i -80 della depressione di Turpan in Xinjiang”. Quando hanno chiuso la porta di casa era il 12 giugno 2014. Alessandro Maccarone, 31 anni, e Stefania Sposato, hanno la stessa età. Lui è di Prato, lei di Tirano, in Valtellina. Entrambi con la voglia di girare il mondo e guardarlo da vicino. “Finalmente – raccontano – viviamo una vita più sana, libera, a contatto con la gente e la natura”. Sì, perché dopo aver lasciato lavoro e studi, Alessandro e Stefania sono partiti per un giro completo del pianeta. In bici. O meglio, in tandem.

In Italia Alessandro le ha provate tutte, lavorando prima come meccanico autoriparatore, poi come cuoco, contadino, allevatore e guida di media montagna. Stefania, invece, si è laureata in Antropologia culturale e ha fatto diversi viaggi di ricerca in Africa occidentale. La voglia di partire, invece, è innata: “Siamo da sempre viaggiatori impertinenti, mossi per le strade del mondo da un’insaziabile sete di libertà e di avventura”, raccontano dalla Malesia.

“Nel 2015 abbiamo visitato più Paesi che in tutta la nostra vita, dormito più notti in tenda che tra le pareti di una casa”

Il viaggio è nato da un’ispirazione personale, da un desiderio che Alessandro e Stefania portavano dentro da tempo. Tutto, però, ha preso vita proprio grazie al blog e alla pagina Facebook che i due tengono aggiornatissima. “Intorno a noi si è creata una piccola comunità, che è nata spontaneamente e si è attivata per aiutarci a realizzare il nostro sogno”, racconta Stefania. Un’azienda di Prato che si occupa di energie rinnovabili li ha sponsorizzati con 2mila euro per l’acquisto di un nuovo tandem e delle borse da bici; un’altra ha offerto uno sconto su un telaio artigianale made in Italy. Poi sono arrivati contributi di amici e ammiratori conosciuti sul web per l’acquisto di caschi, abbigliamento sportivo e buoni spesa, inclusi gli agriturismi che hanno offerto ospitalità durante il viaggio.

Il giorno della partenza Alessandro e Stefania hanno detto a tutti che sarebbero andati in Cina, ma “al posto di dirigerci a est ci siamo fatti un giro in Toscana, e ci siamo imbarcati per la Sardegna”. Da lì hanno allungato il tragitto fino alla Sicilia, per poi risalire verso Ancona, da dove hanno preso un traghetto per la Croazia. Era il 5 ottobre 2014. E da quel giorno in Italia non sono più tornati.

Dalla Turchia alla Cina, dal Kirghizistan alla Malesia, hanno attraversato 16 Paesi e percorso quasi 20mila chilometri

Dalla Turchia alla Cina, dal Kirghizistan alla Malesia, i due cicloamatori hanno attraversato 16 Paesi e percorso quasi 20mila chilometri. Il tutto in libertandem, “perché Stefania aveva paura di guidare da sola nel traffico”, e con una spesa media di 5 euro al giorno, compresi cibo, qualche notte in albergo, visti e pezzi di ricambio per la bicicletta. “In Iran e Turchia la gente è molto ospitale – raccontano – la spesa per restare non supera i 3 euro al giorno a testa. In Cina, invece, abbiamo avuto il fornello e i materassini rotti per gran parte del tempo. Così siamo stati costretti a dormire spesso in albergo: lì in media si arrivava a spendere quasi 9 euro al giorno”.

Attraversare Paesi in bici significa cambiare punti di vista, abitudini, approcci. “Spesso ci siamo sentiti come alieni di fronte alle popolazioni che abbiamo incontrato”. Si va, ad esempio, dalla fiducia dei turchi (“che lasciano le chiavi di casa in mano a due perfetti estranei come noi”) al senso d’ospitalità quasi imbarazzante della gente in Iran (dove per invitare a casa qualcuno si dice ‘sei libero di calpestarmi le palpebre con i tuoi piedi’). Tra le sorprese più piacevoli, poi, ci sono le donne cinesi: libere, fiere, emancipate. “Abbiamo visto donne nei cantieri a guidare le ruspe e rinvangare il cemento, donne a riparare motori nelle officine, donne sui tetti, sui camion e sui trattori”, racconta Alessandro.

“Spesso ci siamo sentiti come alieni di fronte alle popolazioni che abbiamo incontrato. Chi ci ha sorpresi? Le donne cinesi”

Prossimi obiettivi? Nuova Zelanda, “dove ci fermeremo a lavorare per un anno”, spiegano i due. L’itinerario non è ancora ben definito: dopo il Sud Est asiatico, però, toccherà esplorare il Sud America. Nel corso del viaggio sono aumentati i contatti sul blog e sulla pagina, così come le collaborazioni con le aziende italiane che hanno deciso di partecipare all’esperienza. E tra dieci anni? “Ci immaginiamo felici quarantenni – concludono – un po’ più saggi di adesso, che ritornano a casa per raccontare storie pazzesche di altri mondi ad amici e parenti. Magari senza un soldo in tasca, ma sicuramente pieni di idee”.

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