Siamo pronti ad ospitare i robot nelle nostre case? È un’ipotesi che ci fa paura? Tra vent’anni potrebbe esserci un umanoide “amico” in ogni casa per assistere i nonni, portare i nostri figli a scuola e prepararci il caffè. Una prospettiva affascinante ma che porta con sé quesiti ineludibili: macchine che potrebbero decidere al nostro posto, avranno responsabilità nei nostri confronti? E noi verso di loro?

Questa macchine aiuteranno l’uomo nei lavori domestici, interverranno accanto ai chirurghi nelle sale operatorie, affronteranno situazioni estreme, dai disastri naturali ai conflitti. In un futuro non poi così lontano l’uomo vivrà e lavorerà con robot costruiti a sua immagine e somiglianza, sempre più sofisticati negli aspetti cognitivi come in quelli emotivi.

Nell’immaginario collettivo l’umanizzazione dei robot, e spesso la loro demonizzazione, hanno reso queste macchine dei catalizzatori di paura (robot ribelli che prendono il sopravvento sugli umani) o futuri apocalittici in cui i robot si serviranno degli esseri umani come batterie per la loro esistenza. Che scenari possiamo disegnare con un’approssimazione accettabile sul futuro dell’umanità nei prossimi vent’anni?

Una visione molto stimolante che suscita però domande ineludibili: macchine che sanno decidere, scegliere, pensare hanno anche delle responsabilità nei nostri confronti? E noi, a nostra volta, abbiamo responsabilità verso di loro? Saranno sempre da considerarsi oggetti o qualcosa d’altro? L’avvento di questo tipo di tecnologia toglierà posti di lavoro agli esseri umani o – al contrario – potrà favorire lo sviluppo di nuova occupazione specializzata o – più semplicemente – queste macchine verranno impiegate per eliminare lavori usuranti e pericolosi per gli individui?

Ne parliamo – come ogni settimana – con il direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia Roberto Cingolani.

di Matteo Ponzano

PODCAST GLI UMANOIDI A CASA

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