Ogni mattina la signora Elsa, 83 anni, esce in giardino a prendere il sole. È malata di Alzheimer, ma dopo il trasferimento in Messico, a San Miguel de Allende, non è più costretta a rimanere tutto il giorno su un letto davanti alla tv. “Avete presente le pensioni italiane? Avete presente i servizi sociali italiani? Ecco, appunto”. Daina Ventura ha 48 anni, e dopo aver perso il lavoro in Italia ha deciso di “scappare” in Messico, insieme a sua mamma. “Forse sono pazza, ma oggi siamo felici, entrambe”, racconta.

Per quasi 30 anni Daina, di origine milanese, ha lavorato in diverse agenzie: il suo ruolo riguardava l’organizzazione di eventi, dai concerti di Pino Daniele a quelli della PFM, passando per De Gregori e Grignani. La crisi, però, ha colpito fortemente il suo settore, e nel 2010 Daina è rimasta senza lavoro. “Essere disoccupate a 48 anni, in Italia, significa rimanere praticamente senza scampo”, racconta dal Messico. È lì che inizia il calvario. Daina è costretta a lavorare nei call center. Da Milano si sposta a Verona, dove ha trovato lavoro: vive in un piccolo appartamento in compagnia della mamma 80enne malata di Alzheimer. “Ero vicina ad un esaurimento nervoso – racconta –. Passare dalle 8 alle 10 ore al giorno in uno spazio di un metro per un metro per ricevere una miseria era davvero triste”.

“Ero vicina ad un esaurimento nervoso. Passare dalle 8 alle 10 ore al giorno in uno spazio di un metro per un metro per ricevere una miseria era davvero triste”

Con i bonus e gli straordinari lo stipendio non supera i mille euro al mese. Inclusi i turni di sabato e domenica. Mamma Elsa, dal canto suo, è costretta a vivere da sola in casa, immobilizzata nel letto davanti al televisore. “Ho provato a chiedere assistenza, ma si sa, in Italia i diritti stanno scritti solo sulla carta”, ricorda. È in quegli attimi che Diana confessa di aver pensato al suicidio. “Vivere così era davvero diventato un inferno, per me e per mia mamma”.

Un giorno, Daina si guarda allo specchio e dice “basta”. Vende tutto: la casa, la macchina, i gioielli, e prende il primo volo per Città del Messico, “rigorosamente in compagnia di mia mamma”. Il Messico, Daina, ha avuto la fortuna di conoscerlo bene: per più di 15 anni, in passato, è stata la meta preferita dei suoi viaggi. Insieme, mamma e figlia, si stabiliscono a San Miguel de Allende, una città di 140mila abitanti nello stato di Guanajuato, con un centro ospedaliero funzionale, buoni collegamenti e strutture efficienti. Il clima è gradevole, il sole è garantito per più di 330 giorni l’anno, la gente è generosa e disponibile. E, soprattutto, il costo della vita è molto più basso rispetto all’Italia. “Viviamo in un appartamento con doppi servizi e giardino, pagando 240 euro al mese. In Italia, forse, con quella cifra non ci avrei preso nemmeno un box auto”.

“Ora viviamo in un appartamento con doppi servizi e giardino, pagando 240 euro al mese. In Italia, forse, con quella cifra non ci avrei preso nemmeno un box auto”

San Miguel de Allende ospita una grande comunità di expat, tra cui molti pensionati americani ed europei. “L’integrazione qui funziona, racconta Daina, che nel frattempo si è reinventata. “Ci tengo a precisare una cosa: la principale fonte di sostegno resta la pensione, seppur minima, cui ha diritto mia mamma. La differenza principale rispetto all’Italia, però, resta grande. Qui con 500 euro al mese, due persone come noi riescono a vivere più che dignitosamente”. Daina scrive di viaggi, tiene aggiornato il suo blog ed oggi si occupa dell’organizzazione di eventi culturali in Messico, per promuovere la cucina, i prodotti e la musica italiana. Sogna di avere un’impresa tutta sua, un giorno. In più, fa parte attivamente del progetto Donne che emigrano all’estero, che raccoglie le storie delle donne italiane in giro per il mondo.

Anche in Messico, comunque, i problemi non mancano. Basti pensare che dopo 3 anni Daina non è riuscita ancora ad ottenere la residenza. Per poter rimanere nel Paese, poi, bisogna dimostrare di avere una rendita minima di 2mila dollari al mese, o trovare uno sponsor. “Io ho praticato la terza via, quella dell’imprenditorialità – racconta Daina -. Se metti in piedi una piccola azienda (anche di due dipendenti) assumendo personale rigorosamente messicano, hai diritto a rimanere”.

“La memoria di mia mamma è sempre quella di un pesce rosso, ma le cose sono cambiate: non è più costretta a rimanere in casa a guardare la tv”

Anche la mamma sta meglio: è vero, la memoria “è sempre quella di un pesce rosso, e dopo due secondi in pratica non ricorda quasi più nulla”, precisa. Ma le cose sono cambiate: non è più costretta a rimanere in casa a guardare la tv. Spesso esce in compagnia delle vicine – che l’assistono volentieri – prende il sole in giardino e cura le piante. Un giorno è uscita e si è persa in città. “Avevo dimenticato di chiudere a chiave il cancello – ricorda Daina –. Per fortuna sono bastate due telefonate per ritrovarla. E se fosse successo a Milano?”.

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