Il presidente del Palermo Calcio Maurizio Zamparini è noto non solo per le sanzioni inflitte dalla Commissione Disciplinare della Figc ma anche per le esternazioni che gli sono costate l’accusa di razzismo. Nel marzo 2007, intervenendo a Radio Radio aveva criticato l’atteggiamento tenuto in campo dal giocatore della Fiorentina Mutu che “da bravo zingarello ha fatto il furbo. Del resto tutti i rumeni fanno un po’ i furbi”. Nell’occasione il Consiglio Rumeno per la lotta alla discriminazione aveva duramente criticato “il comportamento razzista, non sportivo e discriminatorio” di Zamparini, condannando un atteggiamento che, insieme ad altri “promuovono pregiudizi e stereotipi riguardanti l’etnia e la nazionalità di una persona, ma anche tratti del suo popolo”.

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Qualche giorno dopo, in segno di solidarietà, la squadra di Mutu lanciò sul suo sito la campagna “Anch’io sono zingaro”.
Recentemente il presidente Zamparini si è ripetuto e, a proposito delle parole volate durante la partita Juventus-Roma tra De Rossi e Mandzukic (con il giallorosso che ha definito lo juventino “Zingaro di ….”), ha sdrammatizzato l’episodio dichiarando durante la trasmissione Un Giorno da Pecora: “Quando io giocavo dicevo cose peggiori. Io direi di lasciare che si insultino pure…”.

La legge del contrappasso, sempre puntuale, colpisce anche il presidente del Palermo Calcio quando a fine gennaio ha annunciato ufficialmente l’acquisto del giovanissimo calciatore ungherese Norbert Balogh. Il club siciliano ha pagato 2,2 milioni di euro per Balogh al club ungherese VSC e la giovane promessa ha firmato un contratto di quattro anni e mezzo per un compenso totale di quasi 3 milioni di euro diventando così il calciatore ungherese più pagato di sempre.

Orgoglioso dell’acquisto Zamparini ha dichiarato alla stampa: “Ho pagato 5 milioni di euro oltre ai bonus ed ho anche rinunciato alle offerte di un club inglese che mi proponeva il doppio della cifra”. Norbert Balogh è uno spilungone di 19 anni, alto 197 centimetri per 80 chili di peso. Se due anni fa si fosse chiesto in Ungheria chi fosse Balogh probabilmente nessuno avrebbe avuto la risposta. Oggi invece il suo nome è sulla bocca di tutti i calciofili magiari.

“Le cose attorno a me sono cambiate velocemente – racconta Norbert -. Per me risulta ancora strano che la gente mi riconosca e mi fermi per strada, che i miei coetanei mi chiedano di fare una foto insieme perché non mi sento superiore a nessuno”.
Sul sito della sua squadra di origine è riportato il racconto che fa della sua vita. “Sono cresciuto a Hajdúböszörmény, in un villaggio rom. Ho avuto un’infanzia molto difficile, presto sono arrivati gli schiaffi della vita. I miei genitori non guadagnavano bene, è capitato che la sera non avevamo da mangiare. Allora mia madre andava in bici da mia nonna e le chiedeva aiuto per poter cenare. La povertà si faceva sentire. Per un problema di documenti mio padre fu portato in carcere. Per me era difficile vederlo e tutto questo mi rendeva difficile concentrarmi sul calcio”.

Nei momenti difficili furono in molti a sostenerlo. “Prima di tutto mia madre che per me ha sempre fatto sacrifici e alla quale sono molto legato. Anche gli amici hanno fatto tanto per me. Per esempio il mio migliore amico restava per ore e ore sul campo a crossarmi la palla centinaia di volte. Mentre a scuola tutti avevano le scarpe belle, le mie erano di seconda mano, questo mi faceva male. Ricordo, pubblicizzavano le scarpe Adidas con David Beckham, mi piacevano molto. Piangevo perché le desideravo molto ma sapevo che non avevo la possibilità di averle. Con il senno del poi non mi dispiace di aver avuto quest’infanzia difficilissima, anzi, ne sono grato perché ora so dare più valore alla vita, a quello che ho. Se il destino sarà dalla mia parte e non avrò mai più problemi materiali, non dimenticherò mai da dove sono arrivato. Tuttora mantengo i rapporti con molti miei amici del villaggio rom, e questo rimarrà così perché hanno avuto un ruolo molto importante nella mia vita”.

Norbert Balogh è un rom, uno “zingaro”, come lo apostroferebbe il suo presidente che per averlo in squadra ha speso una fortuna. E’ un rom e non si vergogna delle sue origini, della fame, del sacrificio della madre; tutte cose che hanno forgiato il carattere di un ragazzo chiamato a diventare un centravanti di razza. Ma Norbert, lo “zingarello”, il suo primo goal in Italia l’ha già segnato. Alla sua vita e… al suo presidente.

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