Ritardatari, assenteisti, e furbetti del cartellino tra i dipendenti del Comune di Acireale. Dopo il blitz antiassenteismo che aveva portato all’attenzione della magistratura 62 (su 600) dipendenti comunali, l’ente ha “disposto l’immediata sospensione d’ufficio dal servizio” per 15 dei 62 lavoratori indagati dalla polizia di Stato per truffa e falso nell’ambito di un’inchiesta per assenteismo della Procura di Catania. Il provvedimento amministrativo riguarda tre persone gli arresti domiciliari e altre 12 per le quali il Gip ha disposto l’obbligo di firma. “Sarà compito della commissione disciplinare – si legge in una nota del Comune – procedere immediatamente nei confronti dei soggetti interessati dalle misure restrittive. L’amministrazione rimane ovviamente in attesa di ricevere le necessarie comunicazioni da parte degli organi inquirenti relative anche agli altri 47 impiegati comunali coinvolti nell’inchiesta, al fine di avviare ogni conseguente procedimento. Non ci sono dubbi, e d’altronde non potrebbero essercene – conclude la nota del Comune di Acireale – sul fatto che anche dal punto di vista etico chi ha sbagliato deve pagare”.

Il Giudice per le indagini preliminari di Catania interrogherà i tre che sono agli arresti domiciliari e gli altri 12 per i quali ha disposto l’obbligo di firma. Secondo l’accusa i lavoratori, pur essendo assenti, risultavano al lavoro grazie alla complicità di alcuni colleghi che ‘strisciavano’ per loro il badge personale. Secondo quanto emerso dalle indagini i dipendenti comunali finiti nel mirino della magistratura per avere utilizzato impropriamente il badge personale per attestare falsamente la loro presenza in servizio nel luogo di lavoro.

Gli agenti del commissariato di Acireale, grazie all’utilizzo di telecamere nascoste, hanno scoperto che molti di loro utilizzavano tesserini magnetici di altri che invece non erano in servizio. La polizia ha accertato che un impiegato ha timbrato il cartellino per altri cinque suoi colleghi. Il gip di Catania, su richiesta della Procura, per tre di loro ha disposto gli arresti domiciliari e per altri 12 l’obbligo di firma. I restanti 47 sono stati denunciati in stato di libertà. Nel filmato diffuso si vede addirittura uno dei dipendenti che, dopo essersi accorto che una telecamera lo stava riprendendo, cerca di manometterla.

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