Un fantasma si aggira per il Parlamento italiano, e fa scappare tutti terrorizzati. Si chiamerebbe “gestazione per altri” o anche “maternità surrogata”. Ma non fa abbastanza paura. Per dare l’idea del mercimonio, delle donne del terzo mondo sfruttate, della carne umana venduta al bancone del negozio, molto meglio “utero in affitto”. Il fantasma è utile per azzoppare le unioni civili, fare la guerra alla possibilità che una persona possa adottare il figlio del partner omosessuale, in particolare nell’evenienza che quel figlio sia nato con la gestazione per altri.

Chi agita il fantasma si guarda bene dallo spiegare che lo sfruttamento della donna avviene proprio quando non ci sono regole e la gente è costretta ad andare all’estero. Meno che mai si fa menzione del fatto che la gestazione per altri potrebbe essere puramente solidale, magari nell’ambito della cerchia famigliare e di amicizia (ad esempio: una donna fa nascere il figlio alla sorella alla quale hanno asportato l’utero per un tumore) e prevedendo solo un rimborso spese, con limiti alla ripetibilità onde evitare che per qualcuno possa diventare una professione o un affare.

Il fantasma ha funzionato. Proprio nel campo di coloro che vogliono una buona legge sulle unioni civili troviamo ormai i più scatenati detrattori della gestazione per altri. Invece di tenere distinte le due questioni, sono loro i primi sovrapporle. Ed è così che la senatrice Finocchiaro ha preannunciato una mozione “per la messa al bando a livello internazionale della pratica dell’utero in affitto in ogni Paese del mondo (Applausi dal Gruppo Pd e dei senatori D’Ambrosio Lettieri, Formigoni e Giovanardi). Se passerà, il Parlamento avrà impegnato il governo a trattare alcune tra le principali democrazie occidentali come veri e propri Stati canaglia della bioetica. In questo modo, i parlamentari italiani avranno smesso di ragionare sulla gestazione per altri prima ancora di avere iniziato. E la questione, scacciata dal portone principale del Senato, rientrerà dalla finestra della clandestinità e dello sfruttamento.

Mi permetto di dubitare che tutto ciò fosse necessario per far passare le unioni civili. Vedremo.

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