Confronto a Otto e Mezzo (La7) tra la firma de Il Fatto Quotidiano Andrea Scanzi, la senatrice del M5S Paola Taverna e l’editorialista de Il Corriere della Sera Massimo Franco. Il tema del dibattito è imperniato sul ‘codice etico’ del M5S romano e sulla sanzione di 150mila euro, da destinare in beneficenza, per chi provoca un danno d’immagine al movimento. Scanzi osserva: “Mi sembra una mossa logica dal punto di vista del M5S, non so quanto condivisibile dalla maggioranza degli italiani. Oggi il Pd ha accusato il M5S di non avere democrazia interna, ma trovo molto più aberrante il fatto che in questa legislatura, e neanche in 3 anni, ci siano stati 248 parlamentari che hanno cambiato casacca e qualcuno di questi addirittura 2 volte. Da elettore” – continua – “trovo molto più grave un Gennaro Migliore che ieri era in Sel e ora è un sottosegretario renziano o un Andrea Romano che ha cambiato 38 casacche e oggi è un giannizzero di Renzi“. E aggiunge: “Sono d’accordo con Franco, la decisione del M5S romano sul codice etico ci sta, ma resta un deterrente a un problema che rimane nel movimento, e cioè la selezione della classe dirigente. Il problema del M5S è trovare delle figure sicuramente oneste, il che non è poco, ma che siano anche credibili in ottica politica e in ottica di elezioni”. Taverna difende la decisione del movimento: “Vogliamo mettere un punto fermo importante: se ti candidi col M5S, stringi un patto non con noi, ma coi cittadini romani che vanno a votarti. Gli italiani non sono mai risarciti dagli errori dei politici. Chi decide? La sanzione è automatica per un mancato adempimento di una regola. Grillo e Casaleggio sono i garanti e si pongono come terminali di un procedimento che ci siamo dati liberamente“. Sulla selezione dei candidati alle amministrative, Scanzi sottolinea: “Con la vostra strategia, che potrà pure essere pura, perfetta, rispettosa delle regole, non si è ancora capito chi sarà candidato a Roma. C’è sempre il rischio nel M5S a giocare all’essere un po’ tanto bellini e perfettini, però un po’ impalpabili quando si tratta di segnare“. La discussione poi si sposta sulla libertà di coscienza invocata da Grillo per i parlamentari circa il voto sulla stepchild adoption. Franco afferma: “Seguendo tutte le oscillazioni del M5S sulla questione delle unioni civili, se ci fossero state le multe anche al Senato, avreste fatto un sacco di beneficenza. Vedo margini di ambiguità molto chiari, dietro ai quali c’è un tentativo molto forte di Grillo e soprattutto di Casaleggio di riprendere in mano il controllo di un movimento che, proprio perché movimento, ha spinte centrifughe molto forti”. Taverna sottolinea che sul ddl Cirinnà non c’è nessun tentennamento e difende la strategia di Grillo: “Si sono raccolti tutti gli umori del nostro elettorato, una parte della quale, insieme ad alcuni senatori M5S, hanno espresso una difficoltà sulla stepchild adoption per una questione etica e morale che va rispettata”. Franco obietta che c’è una contraddizione vistosa con la posizione passata del M5S, che aveva annunciato di non votare la legge se il Pd ne avesse modificato anche un pezzetto. Scanzi puntualizza: “La sensazione è stata che, a un certo punto, Casaleggio con alcuni membri del direttorio abbiano pensato che, votando la stepchild adoption, si rischiasse di perdere consenso tra gli elettori di centro e di destra, in virtù di un sondaggio sul ddl Cirinnà della Luiss di Roberto D’Alimonte. Sarebbe auspicabile che su una cosa bella come il ddl Cirinnà ci fosse un’unione, come è successo per la vicenda Consulta. Il rischio è quello di farsi male da soli per colpire Renzi. Io la battaglia la farei su altro, non sui temi etici

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