Chi in primavera capita dalle parti di Milano avrà vissuto l’esperienza assoluta del Salone del Mobile. Qualcosa di vicino al misticismo. Gente che vede brutte istallazioni pensando di essere di fronte al bello. Bene, il Salone del Mobile è, per coloro che amano la coolness, il Festival della Canzone Italiana di Sanremo. E anche a Sanremo, come durante il Salone del Mobile, le cose più interessanti succedono altrove. Lì c’è il Fuori Salone, una sorta di coolness elevata alla potenza, qui il Fuori Sanremo. È chiaro, il Festival è uno spettacolo televisivo. Ci sono le canzoni in gara. I cantanti in gara. I conduttori. Gli ospiti. E poi c’è tutto quello che succede intorno al Festival, che è assai più interessante, almeno da un punto di vista antropologico, di quel che succede davanti alle telecamere. Non parlo tanto e solo di quel che capita dietro le quinte, perché quello, in qualche modo, ve lo stiamo già raccontando e come noi ve lo raccontano le televisioni e gli altri quotidiani, parlo proprio di tutto quel che succede fuori dall’Ariston, per le strade, per i ristoranti, negli alberghi, a Casa Sanremo, che sarebbe una sorta di foresteria per i partenti poveri dei partecipanti al Festival medesimo. Insomma, tutto quel che succede fuori dai percorsi ufficiali del Festival, fuori dalla giurisdizione di Conti e di Leone.

Red carpet del Festival della Canzone Italiana di Sanremo - Bluvertigo

Il Festival comincia oggi, ma già ieri era tutto un fermento. Le strade intorno all’Ariston pullulavano di persone in cerca di un selfie, di un autografo (no, autografi no, solo selfie), di comparire in qualche tg o nei programmi del pomeriggio. C’era tutto il solito circo di riesumati in vista del Festival, dal sosia di Pavarotti a Dario Salvadori, passando per Alba Parietti, pornostar di varia natura e ex tronisti e concorrenti di Amici in cerca di uno spiraglio di luce. E la gente, qui sta il miracolo, lì a farmarli e a fare selfie con loro. E poi c’erano i cantanti, che una volta affacciatisi sulla fosso dei leoni, si stampano in faccia un sorriso di circostanza, e stringono mani, abbracciano, salutano al telefono parlando con parenti e amici lontani da qui, beati loro. Dove risieda il fascino di farsi fotografare in compagnia di Nick Casciaro di Amici 2014, uno che ha perso al cospetto di Deborah Iurato (la metà di nulla in compagnia di Giovanni Caccamo, l’altra metà di nulla, destinati con Fragola a contendersi la vittoria finale) e Dear Jack, quest’anno in gara per la prima volta al Festival con due canzoni, Mezzo respiro e Noi siamo infinito, è un mistero di quelli che tolgono il sonno la notte. Il che è un bene, perché a Sanremo, lo si sappia, non si dorme. Si chiacchiera, si fuma l’ultima sigaretta, anche chi, come me, non fuma, si sorseggia con Riccardo Vitanza un cognac invecchiato trent’anni mentre un vinile a 78 giri mosso a mano fa ascoltare arie vagamente da ventennio fascista, si disquisisce con blasonate colleghe di Tinder, ma non si dorme. Si cammina, a Sanremo, poi, perché Sanremo è una cittadina, ma come spesso capita in Liguria, una cittadina spalmanta in lungo, perché collocata tra mare e colline.

E così capita, alle due, mentre si torna al proprio talamo, di incontrare Alberto Salerno, che proprio trent’anni fa regalò a Eros Ramazzotti il testo di Terra promessa, fresco di ritiro del Premio alla Carriera, testualmente Premio Dietro Le Quinte, preso dalle fresche mani di Tony Renis. Cammina da solo per Corso Matteotti, la strada dell’Ariston. Incontrarlo e ritrovarsi a chiacchierare con lui di ristoranti e poi vedersi unire alle chiacchiera anche Livio e Andy dei Bluvertigo, sobriamente vestiti, è un attimo. Del resto il dopo prove è stato a sua volta sufficientemente sopra le righe. Prima il Red Carpet, una sorta di farsa per cui la popolazione di Sanremo e i fan dei cantanti in gara si trovano davanti al suddetto Red Carpet che conduce all’Ariston e sul quale camminano i cantanti in gara, con grande lancio di Coriandoloni, nel 2016. Una farsa a beneficio della popolazione suddetta e delle telecamere, che riprendono, e della regia del Festival che poi spalmerà le immagini in testa alle varie serate, fingendo perché la televisione è finzione. I cantanti, costretti a inscenare prima un ingresso di gruppo, alla Pelizza da Volpedo, e poi a rientrare all’Ariston singolarmente, infreddoliti, incazzati, perché già si sono fatti cinque ore di prove, anche un po’ umiliati dai coriandoli, tacciono di fronte a un’organizzazione un po’ imbarazzante, a dimostrazione che non esiste uno spirito di gruppo vero, tutti si lamentano singolarmente, ma tacciono come categoria.

Dopo essere stati costretti a stare due ore rapiti dentro il Festival partono le prove della Pausini, a porte chiuse. Lei fa le prove a porte chiuse, non rilascia interviste, non fa conferenze stampa. Niente. Ma i fan la aspettano fuori, chiedendo a noi notizie, ignari di chi siamo. Faccio giusto in tempo a vedere il vestito rosso che indosserà stasera, bella scollatura generosa. Poi nelle varie location c’è una vita a sé, in Sala Stampa Andrea Delogu di Radio 2 Rai e Mara Maionchi ospitano Enrico Ruggeri, Gaetano Curreri e Cecile per Il Processo del Lunedì. Altrove ci sono show case, presentazioni, festini. Di tutto, di più, per dirla con la stessa Rai.

Finalino. L’anno scorso ho dichiarato il mio tifo per Nesli. Questioni di campanilismo. Tutti e due marchigiani. Lui ha ricambiato, facendo per noi una sorta di minidiario via sms. Tutti i giorni. Quest’anno ho dichiarato il mio tifo per Ruggeri, e prossimamente capirete come ce lo racconterà, Sanremo. Allora ho optato per chiedere un diario via sms a un giovane in gara, anzi a una giovane, Chiara Dello Iacovo, per la quale tifo in quella sezione. Questo è il primo, arrivatomi nel cuore della notte.

“Essere in ritardo sul primo messaggio, è un po’ come tardare il primo giorno di scuola, e accodarti all’abitudine. Mi va bene che non sono una persona abitudinaria, ho buone chance di disordinarmi meglio. Oggi era ancora giornata di fiuto e adattamento in questo nuovo safari mondano: domani si aprono ufficialmente i cancelli della giungla. Vediamo chi si inventerà la parte del leone. Un abbraccio. A demain. Claire”. Che dire? In bocca al lupo a te e agli altri.

Finale vero.

Siccome, quindi, ho parlato, con la lucidità che poche ore di sonno, poche ore di sonno arrivate dopo diverse bicchieri di cognac invecchiato trent’anni, mi hanno concesso, chiudo tornando dentro l’Ariston, in uno di quei momenti intimi che si susseguono durante le prove. Sono nell’area fumatori. Non fumo. Non fatemi domande. Sono qui, che chiacchiero con uffici stampa, addetti ai lavori. I cantanti sono buttati qui e là, sfiniti dalla lungaggine delle prove. Arriva un cantante. E tra tanti che potevano essere è Lorenzo Fragola. Non vi sarà sfuggito, immagino, che io e Fragola abbiamo avuto delle divergenze di opinioni negli ultimi mesi. Ci riconosciamo, ovviamente, ma facciamo finta di niente. Lui sta alle mie spalle, fumando con due persone. Nessuno ci ha presentato, far finta di non conoscerci va bene. Però arriva un altro cantante, anzi due. Sono gli Zero Assoluto. Io e Matteo, uno dei due Zero Assoluto, ci conosciamo da una vita, quando entrambi scrivevamo su Tutto Musica. Mi vede e mi abbraccia, urlando il mio cognome. Rompe un velo, involontariamente. Fragola non può fingere di non sapere chi io sia, quindi si stringe nel suo cappotto, immagino maledicendo Matteo, e si costringe e non muoversi, come la preda impaurita di fronte al predatore. Siccome sono un padre di famiglia, vecchio e stanco, fingo di finire la sigaretta, non sto fumando, e me ne vado.

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