Licenziati perché si sono allontanati dal luogo di lavoro dopo aver timbrato il cartellino. Potrebbe sembrare una delle tante storie di assenteismo nel pubblico impiego. Quella avvenuta, però, all’aeroporto di Reggio Calabria è un po’ diversa perché i due dipendenti mandati a casa dalla Sogas (la società di gestione dello scalo partecipata dagli enti locali) da 20 mesi non avevano un incarico e venivano costretti a passeggiare all’interno della zona aeroportuale. Proprio per questo, dopo aver avanzato varie richieste per ottenere l’incarico che gli spettava, l’ex direttore amministrativo e capo del personale Gregorio Lia e la sindacalista della Filt-Cgil Sonia Falzia avevano denunciato per mobbing la società che oggi li licenzia. In riva allo Stretto è scoppiata la polemica tra la Sogas e la Cgil secondo cui il provvedimento è la risposta alle battaglie sindacali fatte in azienda. “Se per due giorni consecutivi – spiega il presidente del consiglio di amministrazione della Sogas Domenico Bagnato -, i due dipendenti badgiano la presenza, poi vengono notati su una centrale via cittadina e poi la sera rientrano in aeroporto per ribadgiare l’uscita, mi dica cosa deve fare un datore di lavoro? Essere sottoposti a mobbing – continua – non comporta l’autorizzazione a truffare. Stiamo mandando gli atti alla Procura”. “Da 20 mesi non abbiamo un posto di lavoro – si difende Gregorio Lia -, mi sembra assurdo che noi abbiamo potuto abbandonarlo. Venivamo pagati per non fare nulla. Cosa è cambiato dal bivaccare a un metro dall’aeroporto e farlo a un chilometro? Qual è il danno provocato alla società? È una storia paradossale”. “È una ritorsione per le attività sindacali – sostiene il segretario della Filt Cgil Attilio Scali – Non si tratta però di due assenteisti”

Articolo Precedente

Ricercatori precari, difendiamo il nostro lavoro con lo sciopero alla rovescia

next
Articolo Successivo

Workers buyout, quando i lavoratori recuperano la fabbrica. Con la crisi i casi sono aumentati del 50%

next