Nessun errore: la multa da 150mila euro per i consiglieri M5s a Roma che dissentono è in linea con le idee e il programma del Movimento 5 stelle. Anzi, dicono i grillini, è semplicemente una replica di quella da 250mila euro prevista per i parlamentari europei. Il documento che dovranno firmare tutti i candidati è stato pubblicato integralmente, dopo l’anticipazione de la Stampa, sul blog di Beppe Grillo e, assicurano dal Movimento, non imbarazza nessuno. “Noi siamo per il vincolo di mandato”, ha commentato su Facebook l’esponente del direttorio Luigi Di Maio, “i traditori li lasciamo al Pd”. La mente dell’operazione è Gianroberto Casaleggio ma il braccio è la deputata romana Roberta Lombardi che da settimane ha in mano la gestione della partita pre elezioni nella capitale. Ed è proprio la Lombardi a difendere il documento: “Se ti candidi con noi prendi un impegno per questa città. Astenersi perditempo“. A cui segue uno dei suoi uomini più fedele, ex consigliere e aspirante candidato sindaco Marcello De Vito: “Noi siamo fieri delle nostre regole. Il tempo dei partiti è finito. Siamo pronti a governare. Roma ai romani”.

Video di Manolo Lanaro

Il clima a Roma è teso da giorni. Nel weekend si dovrebbe procedere con il voto online dei papabili candidati sindaco e a breve avere così un nome da lanciare nella mischia del pre amminstrative. I 5 stelle sanno che le amministrative sono la prossima battaglia che non possono sbagliare. Il dubbio diffuso è se convenga davvero essere i favoriti nella partita che rischia di rivelarsi un boomerang poco prima delle nazionali, ma intanto Casaleggio chiede massimo rigore e cerca di mettersi al riparo da problemi futuri. Tra cui l’eventualità che i suoi uomini in Campidoglio possano voltargli le spalle. “In Portogallo”, continua Di Maio, “se ti fai eleggere con i gialli e poi passi ai verdi, torni a casa. Io penso che tutti possano cambiare idea ed è un diritto sacrosanto, ma se vuoi cambiare casacca, torni a casa e ti fai rieleggere”. Per questo si è pensato di replicare la regola già prevista per le Europee: “Per i nostri europarlamentari”, ha concluso, “alle elezioni del 2014, abbiamo già applicato questa regola internamente, istituendo il recall: un referendum online per far dimettere un eletto qualora tradisse i nostri valori o le nostre regole, possono indirlo 500 cittadini. In caso di mancato rispetto dell’esito della consultazioni, sono previste sanzioni pecuniarie. Se tutti avessero fatto come noi, in Italia non avremmo avuto governi fondati sul tradimento del mandato elettorale. Quindi oggi non avremmo leggi infami come la legge Fornero o la legge Boccadutri. I traditori li lasciamo al Pd”.

Se in casa 5 Stelle tutti nascondono l’imbarazzo per la questione, il Partito democratico approfitto e attacca la “poca democrazia interna” del Movimento. “Un esponente mistico dei Cinque Stelle che vive a Milano”, dice il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, “ha deciso che chi si candida e viene eletto a Roma deve pagare 150mila euro se non è d’accordo”. Critiche anche dal deputato dem Emanuele Fiano: “La Casaleggio e associati scopre le sue carte: vuol mettere le mani sulle città. Un ricatto ai candidati per determinare dalle sue stanze tutto ciò che riguarda l’amministrazione, dalla giunta fino a chi affidare gli appalti. L’imbarazzo e i soliti balbettii di Di Battista, l’unico romano del direttorio, confermano l’opacità del loro modo di agire”. Per Maurizio Gasparri (Fi) è un “regolamento capestro”: “C’era un tempo il concetto ‘uno vale uno’ e il mito della democrazia diretta on-line nel Movimento 5 Stelle. Ora siamo arrivati a un decalogo con imposizioni e divieti che dovrebbe essere imposto ai loro candidati sindaco nel Comune di Roma. Altro che libertà di espressione, altro che la democrazia che dal basso arriva nelle istituzioni”.

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