Cinesi per Sala: sì, la comunità cinese di Milano si prepara ad andare a votare il commissario Expo alle primarie del centrosinistra. Lo annuncia, in lingua mandarina, il portale huarenjie.com che sotto il titolo “I cinesi di Milano devono tirar fuori la loro forza”, racconta un incontro con Milena Santerini, deputata di Scelta civica passata a Democrazia solidale (una delle microfrazioni in cui si è diviso il movimento di Mario Monti), che ha promesso un’attenzione di Sala, una volta sindaco, alle esigenze della numerosa comunità cinese che ha il suo centro in via Paolo Sarpi. La pagina web in caratteri cinesi è completata da una foto in posa del candidato e dalla cartina della città con i seggi dove andare a votare Sala, il 6 e 7 febbraio: per dare più forza ai cinesi di Milano.

È solo l’ultimo esempio, clamoroso, dell’ombra che incombe sulle primarie milanesi: il sostegno “esterno” a Giuseppe Sala, la possibilità insomma che a votarlo arrivino elettori che poco hanno a che fare con il centrosinistra. Il commissario Expo ripete di non voler cambiare il perimetro della coalizione e di non voler aprire ad altre formazioni, per esempio l’Ncd di Angelino Alfano. Ma a votare, sabato e domenica, non andranno le sigle, bensì gli elettori. E Sala stesso ha dichiarato di ritenere positivo l’allargamento della platea di chi si presenterà alle urne. Si è già visto in quale direzione: nella lista degli ospiti della sua cena al Marriot, per esempio, c’era Giuseppe Bonomi, manager leghista; tra i sostenitori riuniti da Bruno Tabacci ci sono vecchi democristiani e uomini dell’Opus Dei come Pippo Garofano (ex Montedison) ed Ettore Gotti Tedeschi (ex Ior). Gli è arrivato anche l’imbarazzante endorsement di Denis Verdini, che non vota a Milano, ma segnala un clima e certifica Sala come sindaco del Partito della Nazione.

Del resto, è stato Mr. Expo a dichiarare a Radio 24: “Silvio Berlusconi è stato un buon imprenditore, da politico ha individuato i problemi, anche se poi non è stato in grado di risolverli”. Più concreto il lavoro che sta facendo il suo stratega per la campagna elettorale, Fiorenzo Tagliabue (Sec), che è un “socio fondatore” di Cl e certo porterà molti ciellini ai seggi, il 6 e 7 febbraio. Si è schierato con Sala anche un ex-tutto, come Sergio Scalpelli: comunista, funzionario del Pci, direttore della Casa della cultura, poi socialista, radicale, berlusconiano, assessore con il sindaco Pdl Gabriele Albertini, cofondatore del Foglio con Giuliano Ferrara. “Intuisco velocemente le cose”, spiegò i suoi salti a Claudio Sabelli Fioretti. Ora Scalpelli ha intuito che aria tira a Milano. Ma siccome sa che il popolo delle primarie è imprevedibile, si tiene aperta una via di fuga: nel caso Sala non ce la faccia, è pronto a votare un altro manager, Stefano Parisi, possibile candidato del centrodestra.

Basterà il “soccorso esterno” a far vincere Sala? I sondaggi sono più scivolosi che mai, nel caso delle primarie. Certo Sala sa che la sua carta più forte è, paradossalmente, l’autocandidatura di Pierfrancesco Majorino: non abbastanza forte per vincere, ma sufficiente per indebolire la possibilità che Francesca Balzani batta Sala. Così il manager lo compiace con dichiarazioni del tipo: “È generoso”, “È molto complementare a me”, “Potrebbe far parte della mia squadra”.

La posizione di Majorino è difficilmente spiegabile con gli argomenti della politica, almeno quella visibile. Sa che non ha possibilità di arrivare primo, battendo sia Sala sia Balzani. Eppure resta in campo, galvanizzando i fan con un programma di sinistra che non sarà mai realizzato. Gioca, in realtà, per tentare di arrivare secondo, con il risultato oggettivo – salvo sorprese che non possono mai essere escluse nelle primarie – di chiudere con la stagione di Giuliano Pisapia e di aprire la strada al Partito della Nazione che farà di Milano il suo laboratorio, o il suo Expo.

Sala annuncia che, in caso di vittoria, creerà una sua lista civica. “Con chi? Ci penserò eventualmente da domenica sera”, promette. Intanto i cinesi di Milano si preparano a mettersi in fila per le primarie. Sala aveva promesso un milione di cinesi a Expo. Dalla Cina ne sono arrivati non più di 200 mila. Ma adesso si muovono quelli di Chinatown.

Da Il Fatto Quotidiano del 04/02/2016

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