Moda e Stile

Pink is good: la moda e la grande musica in campo con la Fondazione Veronesi

Nella Giornata mondiale contro il cancro vanno all'asta per sostenere la ricerca quattro turbanti e cappelli firmati da Malika Ayane, Skin, Saturnino e Marianne Mirage

di Amelia Cartia
Pink is good: la moda e la grande musica in campo con la Fondazione Veronesi

 

“Un turbante è qualcosa di diverso da un accessorio, qualcosa di più: è un elmo. Un elmo di protezione estetica. Per tutte”. Parla per sé, Helen Nonini, ma sente di poter parlare per tutte. Brand strategist e testimonial, la Nonini è una donna che ha le chiavi del mondo. E per lei, le donne, sono così: tutte alla guerra. Alcune nel mondo, altre nel lavoro, certe nella malattia. A queste ultime è dedicata l’ultima iniziativa cui la Nonini ha dedicato il suo impegno: un’asta benefica a sostegno della campagna Pink is good della Fondazione Veronesi, lanciata il 4 febbraio in occasione della Giornata mondiale contro il cancro. All’incanto sul sito di Charity Stars , fino al 18 di febbraio, quattro pezzi unici: copricapi realizzati in tessuti pregiati su disegno di quattro big della musica italiana.

“Ho voluto scegliere – racconta Helen – solo il meglio per questa importante causa. I tessuti, donati dall’azienda veneta Bonotto, sono in edizione limitata; la realizzazione è affidata all’atelier artigianale Altalen. I quattro artisti che hanno firmato i cappelli messi in vendita sul canale Charity Stars, poi, sono stati scelti per la loro sensibilità personale oltre che professionale: si tratta di Skin, Malika Ayane, Saturnino e Marianne Mirage. La stessa qualità è garantita nella seconda fase dell’iniziativa quando, conclusa l’asta online, verrà messa in vendita a partire dal 27 febbraio una capsule collection, di soli 100 pezzi, sull’e-store multibrand di Tiziana Fausti. I prezzi sono accessibili a tutte: si parte da una base d’asta di 150 euro per quelli personalizzati dagli artisti, e da un prezzo tra i 100 e i 200 euro per la capsule collection”. Un messaggio di speranza, oltre che di solidarietà, quello lanciato dalla campagna Pink is good: si può, e si deve, continuare a mantenere la propria identità anche quando si viene colpite dalla malattia. Anche, e soprattutto, perché dalla malattia non è impossibile guarire: ad oggi, quattro anni dopo l’inizio del progetto Pink is good, le possibilità di sopravvivere a un cancro al seno sono dell’87%, il doppio rispetto a vent’anni fa.

Fondamentale secondo Francesca Ruffini, responsabile della delegazione di Como di Fondazione Veronesi, è la prevenzione. “Basta poco – spiega Ruffini – basta fare i giusti controlli e non sottovalutare l’informazione: se tutte avessero la giusta cultura avremmo molte più diagnosi precoci, e dunque più guarigioni. Anche per questo servono eventi come questo, utilissimi per raccogliere fondi ma anche per focalizzare l’attenzione su un progetto come quello di Pink is good, il quale è comunque uno dei più noti della Fondazione”.

“Nel pensare l’iniziativa – racconta ancora la Nonini – ho tenuto conto di quanto forte sia la necessità, psicologica prima che fisica, di mantenere la propria personalità. Che, per una donna, passa anche per i capelli, simbolo della femminilità. Mi è capitato spesso di essere fermata, in strada, e in metro, da donne interessate ai turbanti che porto spesso, non per necessità ma perché li amo, considerandoli una rappresentazione estetica del concetto stesso di pensiero. Per molte, invece, rappresentano la possibilità di rimanere belle anche quando a causa delle cure si perdono i capelli. Ho voluto dimostrare che non è impossibile restare belle anche durante le cure. Questi capi non sono turbanti per le donne in cura: sono cappelli di moda. Per tutte. Per dimostrare che il sostegno alle donne si può dare fornendo loro un elemento di forza, non compatendole”.

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