etruria 675

Cauterizzare la piaga delle sofferenze bancarie (in inglese Non Performing Loans, Npl) non sarà un pranzo di gala. Tuttavia non è scontato che finisca in merende stile Pacciani, sui colli toscani evocati da Banca Etruria e Mps.

Gli ambienti finanziari erano stati indotti dal governo a pensare che le ecoballe creditizie sarebbero state sversate in una discarica chiamata bad bank da collocare nella solita, italianissima Terra dei Fuochi fiscale, a intossicare gli ignari contribuenti. L’Ue e la Bce, a protezione dei tartassati, hanno piantato paletti, imponendo la cartolarizzazione dei crediti andati a male (in inglese Abs) con operazioni di mercato. Al momento il percorso è nebuloso, ma ragionando assieme a Michele Cermele di Cerved Credit Management, una società di punta nella gestione dei crediti inesigibili, abbiamo individuato otto passaggi chiave.

1) Al posto della discarica pubblica, vi saranno tanti bidoni di raccolta differenziata con il logo della banca, che deciderà di quali crediti liberarsi e quali tenersi in pancia. Poi si dovrà creare una società (in gergo uno Special Purpose Vehicle o SPV), cui intestare questi crediti in sofferenza. Per semplicità ipotizziamo che il valore nominale di questo portafoglio crediti sia 100 milioni di euro.

2) La SPV emetterà delle obbligazioni cartolarizzate, cioè garantite dal recupero crediti, recupero di cui dovrà occuparsi un soggetto indipendente dalla banca. Ovviamente il valore delle obbligazioni sarà inferiore a 100 milioni. Quanto inferiore? Qui inizia la parte delicata.

3) I crediti di ciascuna SPV andrebbero raggruppati per classi relativamente omogenee: fidi alle imprese, prestiti alle famiglie, mutui, ecc. su cui viene effettuata (da professionisti specializzati) la due diligence. Si tratta di una verifica del patrimonio residuo del debitore, del valore dei cespiti posti a garanzia (appartamenti, capannoni, marchi, macchinari ecc.) nonché altri fattori tipo l’efficienza dei vari tribunali (la mala giustizia italiana comporta costi ingenti).

4) Sulle esposizioni maggiori si dovrebbe condurre un’analisi approfondita, per gli altri (ad esempio i mutui in una stessa area geografica o i prestiti personali) vanno effettuate verifiche a campione, congiunte ad analisi statistiche basate sugli andamenti storici di recupero. A questo punto la Spv è in grado di formulare una previsione su quanto si possa recuperare dei 100 milioni di Npl. Immaginiamo che, magari dopo aver sondato l’interesse di alcuni grandi investitori, decida di emettere obbligazioni per 50 milioni.

5) L’emissione di obbligazioni cartolarizzate è suddivisa in tranche rimborsate secondo priorità (la cosiddetta waterfall) e con rendimenti crescenti che riflettano il rischio. Prima vengono rimborsati i titoli senior, poi i mezzanine e infine i titoli junior, i più rischiosi, ma che beneficiano di alti rendimenti e delle plusvalenze in caso di recuperi superiori ai 50 milioni. Ipotizziamo che i 50 milioni di obbligazioni siano distinti tra 20 milioni senior, 15 mezzanine e 15 junior.

6) A questo punto un’agenzia specializzata assegna un rating alle varie tranche, sulla base della due diligence e della conseguente probabilità di ripagare capitale e interessi.

7) Sulla tranche senior, lo Stato si impegna a offrire (su richiesta) una garanzia, la GACS (Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze), ma solo se il rating è investment grade, cioè se il rischio è basso. In cambio il Tesoro richiede alla SPV di pagare un corrispettivo in linea con i prezzi di mercato dei Credit Default Swaps (i Cds sono un’assicurazione sul default delle obbligazioni). Nel nostro esempio se dei 50 milioni previsti, la Spv ne riscuotesse meno di 20, lo Stato pagherebbe la differenza (e gli interessi) agli investitori senior.

8) La SPV vende le obbligazioni sul mercato (se si seguissero procedure rigorose la Bce potrebbe acquistare parte di questi titoli) e trasferisce il ricavato alla banca (50 milioni nel nostro esempio) che a questo punto elimina i Npl dal proprio bilancio, si lecca le ferite e, se necessario, vara un aumento di capitale per coprire le perdite. La Gacs non elimina il rischio che una banca vada a gambe all’aria. Proprio per questa incertezza i titoli bancari all’annuncio del Gacs hanno piegato le ginocchia.

L’aspetto più controverso è la garanzia pubblica. Finora nulla impediva alle banche di cartolarizzare i Npl. Hanno atteso nella speranza (delusa) che il governo imbastisse un salvataggio a condizioni più favorevoli di quelle di mercato. Forse implorando Bruxelles qualche concessione verrà strappata, ma senza esagerare, altrimenti scatta la mannaia sugli aiuti di Stato e l’intera operazione rischia di scoppiare come una gigantesca Banca Etruria.

Da Il Fatto Quotidiano, 3 febbraio 2016

Articolo Precedente

Smog: i furbetti del ‘motorino’ hanno dato il via libera per inquinare fino al 2021

next
Articolo Successivo

Un Sud senza cultura fa comodo

next