5000 euro per una pensione anticipata. A tanto ammonta l’importo della bustarella che due funzionari di Torino (un medico legale e un presidente di commissione) intascavano per ogni falsa attestazione che riuscivano a mandare in porto. I carabinieri del Nas hanno dato esecuzione nella mattinata di mercoledì ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Torino, nei confronti di un medico legale ritenuto responsabile di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.

Le indagini hanno preso il via dalle indagini dei Nas su un insegnante che conduceva una vita non compatibile con le patologie invalidanti che gli erano valse il prepensionamento. I militati si sono accorti così che le valutazioni espresse dai membri della Commissione Medica di Verifica del Mef erano basate su certificazioni mediche false o parzialmente veritiere. Le indagini della procura torinese si sono così concentrate su due persone. Il medico legale Enrico Quaglia e il presidente della commissione medica di verifica Enrico Maggiore.

Secondo la ricostruzione fornita dal Nas alla commissione presieduta da Maggiore arrivava i clienti procurati da Quaglia, in questo modo le attestazioni di incompatibilità della condizione lavorativa con lo stato di salute andavano avanti intoppi. La dichiarazione veniva emessa sulla base di certificazioni mediche prodotte da specialisti compiacenti, che lasciavano al presidente corrotto ampia discrezionalità nell’individuazione della patologia.

I fascicoli dei clienti del medico legale erano contrassegnati con la lettera “Q”, in questo modo arrivavano alla commissione preferita. Per ciascuna pratica che andava a buon fine il medico legale guadagnava 5 mila euro di cui mille venivano consegnati a Maggiore nel suo ufficio, occultati all’interno di un panino.

L’arresto di Maggiore è avvenuto il 17 settembre dello scorso anno, in flagranza di reato. Quagli aveva appena consegnato un panino farcito con 2000 euro, compenso per le due prestazioni della mattinata.

Il numero di pratiche irregolari tra il 2005 e il 2015, è di 592 tra docenti e ausiliari della Pubblica Istruzione, dipendenti delle Poste Italiane, Enel, di varie amministrazioni comunali e provinciali, infermieri e medici che sono stati posti in quiescenza, verosimilmente senza avere in tutto in o in parte i requisiti

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