Svarioni, gaffe, grammelot, scivoloni grammaticali: è un minibilancio della discussione sul ddl Cirinnà, in Aula al Senato, dove la demonizzata “stepchild adoption” è stata declinata in creative varianti. Da “step ciald association” a “steppodoccio” fino a stepsciald adòtt” e “stepciaild appiscion”: resta curiosa la coincidenza che la locuzione inglese sia stata pronunciata male dai parlamentari di centrodestra (Ncd e Forza Italia), profondamente avversi alla legge sulle unioni civili. Ma non sono mancate anche altre originali espressioni, come quella adottata dal senatore Mancuso che ha parlato di “utero in locazione”. Scilipoti – nel blob de ilfattoquotidiano.it – furoreggia con i suoi “afferminati” e “uomosessuali” di reminiscenza checcozaloniana, Di Biagio si smarrisce nella pronuncia delle parole “omogenitorialità” e “Costituzione”. Aracri parla di “ìcone” e delle “giannenannine”, poi si inalbera coi suoi colleghi di banco (Barani e Dell’Anna), poco interessati alla sua veemente invettiva. Insomma, come recita un hashtag in auge in queste ore su twitter, è il caso di sintetizzare tutto il dibattito con un bel “disagio Madama”

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