E’ rimasto intrappolato sotto le macerie dopo un bombardamento nell’inferno di Aleppo, ma ce l’ha fatta. Sette forse otto anni, una ferita alla fronte, ma il bimbo sembra in buone condizioni mentre viene portato via dai soccorritori coperto di polvere. I secondi sono infiniti nel video amatoriale, postato su Facebook, che mostra il piccolo con la testa incastrata sotto una trave di cemento mentre respira affannosamente, impossibilitato a muoversi, con i soccorritori che cercano di fare leva usando altre macerie per evitare crolli che lo schiaccino. Quasi un minuto di tensione, di tentativi, di lavoro a mani nude. Poi la salvezza, in braccio agli uomini che lo portano via mentre la polvere gli cade di dosso e lui si strofina gli occhi, forse perché bruciano, forse perché abituati al buio. Gli è andata bene, ma altre decine di persone sono morte sotto i bombardamenti che hanno martoriato Haritan, nei pressi di Aleppo, e che un gruppo di attivisti locali ha attribuito alle forze di Damasco sostenute dai caccia russi. Un’altra storia di bimbo, un piccolo siriano, un’altra icona della trappola della guerra con vie d’uscita sempre più strette

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