La Svezia che ripristina i controlli alle frontiere e annuncia di voler rimpatriare 80mila immigrati senza requisiti per ricevere asilo scopre l’anima razzista che alberga tra i suoi cittadini. Vestiti di nero e con un cappuccio sulla testa, tra le 100 e le 200 persone hanno compiuto una violenta incursione nella stazione centrale di Stoccolma, picchiando gli immigrati e distribuendo volantini con minacce di “punizione” ai “bambini nordafricani“.

Una evidente allusione, quest’ultima, all’adolescente somalo che lunedì scorso ha assassinato con una coltellata la 22enne Alexandra Mezher, addetta a una casa per rifugiati a Molndal, vicino a Gothenburg. Un caso-shock diventato la goccia che sta facendo traboccare il vaso nella crisi della Svezia, ultima spiaggia della socialdemocrazia postbellica europea e divenuta il Paese più ospitale di tutta l’Unione europea, con ben 163.000 richiedenti asilo accolti lo scorso anno, di cui almeno 23.000 erano minorenni e bambini non accompagnati da adulti.

Il Paese, sull’onda della tensione sociale interna, si sente ora costretto a rispedirne a casa la metà, sul modello tedesco, annunciando già 60-80.000 espulsioni nei prossimi anni di coloro la cui domanda è stata respinta. “Credo – ha dichiarato il premier (socialdemocratico) svedese Stefan Lofven dopo una visita a Molndal dopo la morte della ragazza – che molta gente sia preoccupata che ci sarà ancora violenza, perché la Svezia ha accolto così tanti bambini non accompagnati. Molti di quei giovanissimi che arrivano in Svezia hanno avuto esperienza traumatiche e per loro non ci sono risposte facili”.

“Ora basta!”, recita a caratteri cubitali un volantino distribuito dai manifestanti xenofobi, che se la prendono con i “bambini nordafricani che vagabondano per le strade”. “Quando le strade della Svezia non sono più sicure per i comuni svedesi, allora diventa nostro dovere risolvere il problema”, recita ancora il volantino. “La polizia – vi si legge ancora – ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di contenerli e noi ora non vediamo altra possibilità che dare loro la punizione che meritano”.

Secondo dichiarazioni di un portavoce della polizia svedese riportate da alcuni media, gli estremisti si erano raccolti in stile flash mob proprio con l’intenzione di “aggredire bambini rifugiati“. Secondo il portavoce delle forze dell’ordine Fredrik Nylèn, citato da Aftonbladet, i manifestanti sono stati per lo più reclutati negli ambienti degli ultrà del tifo calcistico e almeno quattro di loro sono stati fermati e incriminati per avere coperto il volto in pubblico – cosa vietata dalla legge svedese – e uno per aggressione a un agente di polizia.

Un video amatoriale postato sul sito del quotidiano svedese Aftonbladet mostra alcuni dei nazi che urlano all’interno della stazione centrale, tutti con cappucci neri, brandendo spranghe contro chiunque sembrasse loro un immigrato.

Secondo l’agenzia svedese per le migrazioni, il numero delle aggressioni, delle minacce e di altri episodi violenti nelle strutture di ricezione nel 2015, l’anno della crisi internazionale dei migranti, è più che raddoppiata. E con loro anche il numero delle aggressioni xenofobe, come gli oltre 20 roghi a centri di ospitalità.

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