Tre, quattro milioni di persone a rischio contagio in America del Sud, di cui almeno un milione e mezzo in Brasile. Il virus Zika preoccupa (e non poco) l’Organizzazione mondiale della sanità, che tramite il responsabile del reparto malattie infettive nella regione delle Americhe ha spiegato i contorni del fenomeno, che nei prossimi mesi rischia di coinvolgere le popolazioni che non presentano “alcuna immunizzazione al virus”. Marcos Espinal, intervenendo a Ginevra in occasione di un incontro informativo sull’emergenza, ha sottolineato che quella da virus Zika “è un’infezione lieve, tranne che per le donne in gravidanza”. Un particolare non di secondo piano, specie se correlato alla comparsa in Brasile di migliaia di casi di microcefalia fetale in bimbi nati da madri infette. In Brasile “qualcosa sta accadendo – ha detto Espinal – e l’unica spiegazione è legata al virus”.

LA CORRELAZIONE TRA ZIKA E MICROCEFALIA INFANTILE
Zika, infatti, a sentire le parole di responsabile Oms “è stato diagnosticato nel cervello di neonato morti per microcefalia ed anche nel liquido amniotico; dunque, ci sono forti evidenze di un’associazione tra Zika e l’insorgenza di microcefalia fetale”. Il fatto, ha sottolineato l’esperto, “è che il virus viaggia per il mondo e non rimarrà confinato alle Americhe. Tuttavia non si tratta del virus Ebola – ha specificato Espinal – e contrariamente a quest’ultimo, Zika ha bisogno di un mezzo di trasmissione. Controllare i vettori di trasmissione di Zika, ovvero le zanzare, è fondamentale. Abbiamo bisogno – ha concluso – di un controllo massiccio dei vettori”.

Situazione allarmante, che ha costretto l’Oms ad aggiornare la catalogazione di pericolosità della malattia, passata dall’essere una minaccia lieve a una “di proporzioni allarmanti”, secondo quanto annunciato dalla direttrice generale dell’organizzazione Margaret Chan. “Zika si sta diffondendo in maniera esplosiva” ha detto Chan, secondo cui “il livello di allarme per il diffondersi dell’infezione da virus Zika è estremamente alto”. A sentire il direttore generale, l’Oms “è estremamente preoccupata. Ad oggi casi da virus Zika si rilevano in 23 Paesi”. Al momento, ha precisato, “la relazione tra il virus e la comparsa di patologie come la microcefalia fetale non è stata ancora stabilita, ma è fortemente sospettata”. La forte preoccupazione rispetto alla crescente diffusione del virus Zika, ha spiegato Chan, è legata al fatto che ci si attende una ”ulteriore diffusione internazionale” del virus, e ciò considerando che attualmente “non esiste un vaccino” e le popolazioni “non presentano alcuna immunità” rispetto a questo virus. Anche per questo motivo, l’Oms ha convocato per lunedì prossimo una riunione del comitato d’emergenza.

STORIA E DIFFUSIONE DEL VIRUS
I primi casi in Sud America sono stati rilevati a maggio del 2015 in Brasile ma solo a ottobre il Paese ha scoperto un aumento dei casi di microcefalia in bambini nati soprattutto nel nordovest. In Brasile finora sono stati rilevati oltre un milione e mezzo di casi di Zika e oltre 4.180 casi di microcefalia. Nel 2007 il virus Zika, isolato per la prima volta in Uganda nel 1947, “ha espanso il suo raggio geografico – ha affermato Margaret Chan – con i primi focolai documentati nelle isole del Pacifico. Nel 2013-2014, altri 4 Paesi delle isole del Pacifico hanno documentato ampi focolai. La situazione oggi è drammaticamente diversa e lo scorso anno il virus è stato identificato nelle Americhe, dove esso si sta ora diffondendo in modo esplosivo”.

Ecco le zone interessate, in tutto 25: Brasile, Colombia, Suriname, Paraguay, Venezuela, Guyana francese, Equador, Guyana, Bolivia, Guatemala, El Salvador, Messico, Panama, Honduras, Martinica, Saint Martin, Haiti, Barbados, Guadalupa, Porto Rico, Repubblica Domenicana, Capo Verde, Thailandia, Indonesia (isola di Sulawesi), Isole del Pacifico. Lo Zika – ricorda il Cns – è un arbovirus appartenente alla famiglia Flaviviridae, genere Flavivirus, come febbre gialla, Dengue e West Nile virus. L’infezione decorre in maniera asintomatica nella maggior parte dei casi. I sintomi sono rappresentati da: febbricola, congiuntivite, artrite, artralgia transitoria e rash maculopapulare, che compaiono tra i 3 e i 12 giorni dopo la puntura della zanzara vettore e possono durare da 2 a 7 giorni. Le manifestazioni cliniche sono spesso simili a quelle riportate per altre arbovirosi (ad esempio Dengue e Chikungunya). Le complicanze (ad esempio neurologiche, autoimmuni) sono rare, ma sono state descritte durante focolai di epidemia in Polinesia.

LA SITUAZIONE IN ITALIA E IN EUROPA
“In Italia – rileva il Cns – la diffusione di questi virus è monitorata da programmi specifici. Vista l’ampia diffusione dei due potenziali vettori (Aedes Aegypti, Aedes Albopictus) e la raccomandazione dell’Ecdc di rafforzare le misure di sorveglianza sui possibili casi importati, si raccomanda di mantenere in essere la sorveglianza anamnestica del donatore di sangue per i viaggi nelle aree interessate. E nell’ambito delle misure di prevenzione della trasmissione trasfusionale si raccomanda di applicare il criterio di sospensione temporanea per 28 giorni per i donatori che abbiano soggiornato nelle aree dove si sono registrati casi autoctoni d’infezione”. Nel frattempo, le organizzazioni sanitarie europee sono corse ai ripari. Il Centro nazionale sangue su raccomandazione dell’European Centre for Diseases Control (Ecdc), infatti, ha ordinato la sospensione temporanea per 28 giorni per i donatori di sangue e di emocomponenti che abbiano soggiornato nelle aree dove si sono registrati casi autoctoni d’infezione da virus Zika.

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