Scambi di informazioni e incontri segreti, documenti ufficiali e mail che anticipano i risultati della gara: è questo il quadro che emerge dal provvedimento con cui l’Antitrust ha sanzionato in settimana le cooperative degli appalti di pulizia nelle scuole. Centodieci pagine piene di accuse e prove circostanziate di “un’intesa segreta di tipo orizzontale” per “restringere la concorrenza” e “condizionare gli esiti della gara”. Un vero e proprio “cartello” che si è spartito una torta di oltre un miliardo e mezzo di euro di soldi pubblici, alle spalle dello Stato che con la gara Consip avrebbe dovuto risparmiare. Invece il Consorzio Nazionale Servizi, Manutencoop, Roma Multiservizi e Kuadra si erano messe d’accordo per dividersi i lotti, conservando il proprio portfolio di clienti nelle rispettive aree di interesse. Per questo ora dovranno pagare una multa complessiva di oltre 110 milioni di euro. “Avevamo provato a mettere in guardia il governo. Non ci resta che fare loro i complimenti per come continuano a sperperare i soldi degli italiani”, commenta Marco Baldassarre, deputato di Alternativa Libera, che aveva denunciato la questione al Parlamento e anche all’Autorità Anticorruzione. Inutilmente: il governo, infatti, negli scorsi mesi non soltanto non ha preso provvedimenti, ma ha anche prorogato i servizi di pulizia nelle scuole alle imprese che avevano stipulato la vecchia convenzione. Nonostante l’istruttoria dell’Antitrust fosse già in corso. E tra i beneficiari figurasse anche il Consorzio Nazionale Servizi, coinvolto nell’inchiesta di Mafia Capitale a causa degli illeciti di alcune sue associate.

LA SPARTIZIONE DELLA TORTA DA 1,6 MILIARDI – L’infrazione riguarda la gara bandita dalla Consip nel 2012 (per conto del Ministero dell’Economia) per l’affidamento dei servizi di pulizia e manutenzione degli istituti scolastici. Per intenderci, gli stessi al centro del progetto “Scuole belle” lanciato dal capo del governo, Matteo Renzi, che secondo quanto svelato da ilfattoquotidiano.it  aveva come primo scopo il reimpiego degli ex Lsu. Il bando era suddiviso in 13 lotti geografici, per un totale di base d’asta di circa 1,63 miliardi di euro. Il criterio di aggiudicazione adottato era quello dell’offerta migliore e economicamente più vantaggiosa. Ebbene, al termine della gara, Ati 1 (di cui fa parte il Consorzio Nazionale Servizi) e Manutencoop sono risultati vincitori di quattro lotti ciascuno, che corrispondono alla totalità dell’Italia centro-settentrionale. Dove ha vinto Cns, Manutencoop non ha presentato offerta, mentre negli unici due lotti dove c’è stata sovrapposizione Cns ha presentato “un ribasso decisamente meno aggressivo rispetto a quello formulato altrove”. Entrambe, invece, si sono tenute lontane dalle Regioni del Sud, lasciando spazio ad altri soggetti (Manital, Ciclat, Team Service e Dussmann). Una coincidenza? L’Antitrust ha stabilito di no.

MAIL, ACCORDI, INTRECCI SOCIETARI – L’istruttoria del Garante della concorrenza ha portato alla luce l’esistenza di un vero e proprio “cartello”, frutto della “forte propensione degli operatori a garantirsi il mantenimento del portafoglio clienti”, attraverso “rapporti caratterizzati da uno spirito collaborativo e di condivisione di interessi comuni”. Cns, Manutencoop, Roma Multiservizi, e le affiliate Kuadra e Exitone si erano messe d’accordo. E in maniera anche piuttosto smaccata: ad un certo punto, Roma Multiservizi sottoscrive un documento in cui si impegna formalmente a rinunciare alla gara nel Lazio (dove aveva già deciso di partecipare, in virtù di interessi di lungo corso); in cambio, Cns in caso di aggiudicazione provvederà a subappaltare parte delle opere a Rm (come poi sarà per un valore di circa 14 milioni di euro). Anche Manutencoop è a conoscenza dell’intesa e si tiene lontana dal bando. Non a caso, fra i tre concorrenti esistono anche forti legami: Manutencoop è consorziata di Cns, e a sua volta è titolare del 49% di Roma Multiservizi. Gli appalti restano “in famiglia”: come ad esempio in Emilia-Romagna, dove Manutencoop partecipa individualmente e non da consorziata di Cns, che invece si astiene. Una spartizione concordata “al fine di garantire ad entrambe il numero massimo di lotti appetibili, sul presupposto che avrebbero beneficiato dei risultati singolarmente conseguiti”. E in una mail interna al Cns del 6 novembre 2012 si parla dell’assegnazione dei lotti “senza incertezze sull’esito della gara”: a procedura ancora in corso, vengono citati solo i lotti di cui il Consorzio risulterà effettivamente aggiudicatario, mentre gli altri (per cui pure era stata fatta un’offerta) sono associati alle imprese poi vincitrici.

ARRIVA LA MULTA. DOPO IL SILENZIO DEL GOVERNO – Inutili le difese delle società, che hanno provato a sostenere di “essersi confrontate con gli altri operatori economici nell’ambito di una gara pubblica e trasparente”, appellandosi al principio del ragionevole dubbio. Per l’Antitrust le prove raccolte sono inequivocabili: “L’esito della gara è stato condizionato eliminando il reciproco confronto concorrenziale, mediante l’utilizzo distorto dello strumento consortile”, si legge nel provvedimento. “L’intesa ha avuto piena attuazione: Cns e Manutencoop hanno potuto aggiudicarsi, al riparo dalla concorrenza reciproca, un numero di lotti pari al doppio di quelli che si sarebbero potuti garantire” in condizioni normali. Per questo le società coinvolte sono state condannate ad una multa salatissima: 56,1 milioni di euro per Cns, 48,5 milioni per Manutencoop, 5,7 milioni per Kuadra e 3,3 milioni per Roma Multiservizi, che ora possono ricorrere al Tar. Intanto, però, il governo con un comma all’interno de La Buona scuola ha prorogato di un anno gli appalti in essere, alla cui origine c’è una gara che risulta falsata: “Avevamo denunciato quella norma della Legge 107”, afferma Baldassarre. “Eravamo riusciti a far approvare un ordine del giorno con cui il governo si impegnava a verificare, ma evidentemente è rimasto inascoltato”. Il deputato di Alternativa Libera svela di essersi rivolto anche all’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone: “Ma l’Anac ci ha detto di non essere competente e ha girato i documenti alla Procura”. Adesso i nodi vengono al pettine.

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