Quando ho letto che Civati, Brignone, Pastorini, Maestri, avevano presentato una proposta in cui si chiede di abbassare l’Iva sugli assorbenti, ho fatto un calcolo rapido sulla spesa che ho sostenuto fino ad ora, di mese in mese e di anno in anno. Fin dall’età di dodici anni, per ogni mestruazione ho usato tre confezioni, maxi, di assorbenti, per una spesa che, considerando la moneta oggi, va dai quindici ai venti euro. Per dodici mesi, arrotondando, e non sono sicura che sia in eccesso, fa duecentoquarantaeuro. Ogni dieci anni, perciò, si spendono circa tremila euro, e tutto ciò accade perché l’Iva è pari a quella del commercio di articoli considerati di lusso. L’assorbente lo paghi come fosse un vezzo, un capriccio. Se pensate che in famiglia, per esempio, possono esserci più donne, una madre e due figlie, tanto per dire, moltiplicate tutto per tre e avrete alla fine una cifra che si aggira sui diecimila euro, circa, in dieci anni. Vi parlo di cifre perché sono importanti e perché ogni spesa incide sul bilancio familiare. E non ho calcolato i salva slip, per chi ha perdite anche durante il mese, tra una mestruazione e l’altra. In qualche caso si fa spesa doppia perché si comprano gli assorbenti e anche i tamponi, per chi fa sport o va al mare o li preferisce perché va in bicicletta.

La proposta dei parlamentari di Possibile, con una riduzione dell’Iva al 4%, avrebbe un impatto di circa settanta milioni di euro l’anno di risparmio per chi vive in Italia. Diversamente quella cifra va allo Stato che non me la restituisce in servizi. Le mestruazioni, insomma, sono affar mio. Esattamente come affar nostro sono, da un po’ di anni, farmaci necessari il cui prezzo è aumentato e che non rientrano nella fascia che comprende il ticket, per esempio, neanche per una famiglia monoreddito. La proposta di Civati & Company, che prende spunto da una ferrata campagna britannica, a questo punto, non mi sembra così insensata. Capisco susciti tanta ilarità nelle persone che pensano di avere in tasca proposte tanto più importanti. Più che altro compatisco chi, per ignoranza, continua a sghignazzare, esortando i compagni di classe o di pagina web a fare lo stesso, dissimulando l’imbarazzo che l’argomento provoca. Allora vorrei parlare brevemente di quel che è la mestruazione per le donne e per la società italiana.

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La mestruazione è sporca, è infetta, per alcune persone. È fonte di malattie, è maledetta, è anche segno tangibile di potere di quelle che agli occhi inquisitori sembravano streghe. Pensate alle pozioni, formule, e a chi ancora crede che mettere il sangue mestruale nel caffè di un uomo lo faccia innamorare di lei. Ancora oggi c’è chi pensa che una donna con le mestruazioni non possa toccare una pianta o andare dal parrucchiere. Ci sono quelli che per tanto tempo hanno considerato le donne mestruate inadatte a vivere una regolare vita sessuale. Il sangue fa schifo, ad alcuni, ed è un tabù. La società esercita una rimozione su tutto quel che la comprende o la usa semplicemente per fornire stereotipi sessisti da attaccare sulla pelle delle donne. Una donna mestruata per alcuni è isterica, e per isteria intendiamo la malattia inventata che, prima di essere giudicata l’enorme cavolata che era, tra l’altro, veniva curata con quel che ora si chiama vibratore.

Le mestruazioni vengono usate per zittire le donne. “Non dire niente perché sei mestruata. Parli con l’utero. Hai le tue cose. Sei aggressiva perché uterina”. Se gli uomini dissentono è capacità critica, se lo fanno le donne è perché hanno gli ormoni in circolo. Di fatto i pregiudizi sulle mestruazioni sono anche stati il motivo per cui alle donne veniva proibito di occupare ruoli di prestigio o di fare mestieri che un tempo erano considerati da maschio. Una donna con le mestruazioni non era, talvolta ancora non è, considerata affidabile, quieta, serena. Della donna si pensava fosse “troppo emotiva”. Di contro agli uomini si proibiva di piangere perché l’emotività comprometteva la loro condizione virile. La mente di una donna mestruata è in preda a follia che può influenzare la sua capacità di giudizio. Con ciò si concludeva che le donne fossero inadatte a fare tutto fuorché le serve in casa.

gal_5251Senza considerare i tanti nomignoli dati alle mestruazioni per non chiamarle mai per nome. Mia nonna mi diceva che ai suoi tempi usava dire, con vergogna, che “è arrivato iddu”, lui, il sangue. Sulle mestruazioni c’è poi tanta disinformazione. Ci sono quelle convinte che debba provocare dolore e disconoscono ginecolog* che potrebbero, a volte, trovare concrete spiegazioni e soluzioni. In una società che esalta la maternità, tutto quel che contribuisce alla capacità riproduttiva, diversamente dagli spermatozoi considerati curativi, con azioni benefiche per l’ugola, la pelle e chissà che altro, viene demonizzato, nascosto, dimenticato. Partendo da queste considerazioni alcune donne hanno creato collettivi – uno tra tutti, si chiama Sangre Menstrual – che vogliono sensibilizzare su questo argomento e che danno informazioni sulla coppetta da usare e riutilizzare in alternativa agli assorbenti, per risparmiare e preservare l’ambiente. Vanno in giro volantinando con i pantaloni macchiati di sangue, perché se tu hai le mestruazioni e sei sporca, perché non l’avevi previsto, tutto dice che devi nascondere le macchie, devi vergognartene. C’è l’artista Sarah Maple che ha realizzato un’opera, talvolta censurata nelle gallerie d’arte, che mostra una donna che osa mostrare le macchie del sangue e la gente attorno che si mostra schifata e scandalizzata.

Ho letto alcuni commenti che seguono la proposta dei parlamentari e non mi hanno affatto sorpresa. C’è chi ride, chi insulta, nel senso che c’è chi usa qualunque pretesto per insultare, c’è anche chi banalizza, chi ne fa una questione di priorità. Tutto sommato si tratta sempre di pannolini, assorbenti, e mentre loro dicono questo a me viene in mente che nelle zone di guerra, per esempio, uno dei beni di prima necessità che manca in genere è proprio un bel rifornimento di assorbenti. Siete mai stati in luoghi di guerra con le mestruazioni e senza assorbenti? E poi mi vengono in mente le donne in carcere. Chissà chi paga per gli assorbenti, le detenute, sicuramente. E le donne straniere rinchiuse nei Cie? Chi paga per i loro assorbenti?

Mi viene in mente tutta la retorica del “sei diventata donna” che accompagna situazioni e società in cui essere donna significava e ancora significa essere adatta alla riproduzione, sei da marito. E quante sono le ragazzine che nell’adolescenza sono rimaste incinte perché non sapevano neppure cosa fossero concretamente le mestruazioni e che ruolo avessero nelle loro vite. Per capire tanto di più su ragioni storiche, umori, pregiudizi, narrazioni, vi suggerisco un bel libro di Raffaella Malaguti, non recente, ma che trovo esauriente. Il titolo è, naturalmente, “Le mie cose. Mestruazioni: storia, tecnica, linguaggio”. E poi, c’è da ricordare che delle mestruazioni, anche per evitare di lasciare nell’ignoranza chi oggi sghignazza, bisognerebbe parlare in corsi di educazione sessuale nelle scuole. Perché i nostri cicli, i nostri tempi, il sangue, la sua funzione, tutto quello che c’è da sapere riguarda anche gli uomini. Per esempio: responsabilizzare chi sta con voi, quando avete rapporti sessuali e volete si tenga conto del fatto che non siete voi, da sole, a dover preoccuparvi di evitare gravidanze indesiderate, significa anche far tenere un calendario ai vostri partner. Così saranno loro, assieme a voi, a preoccuparsi dei vostri ritardi. Perché non sono solo “le nostre cose”. Riguardano tutti. Perciò tutti devono farsene carico. Esserne consapevoli è meraviglioso, non trovate?

Infine vi segnalo un bel video della Disney datato 1946, prima che la Disney di vergognasse di usare la parola vagina. Il video racconta la storia delle mestruazioni in modo semplice. Fatelo vedere ai vostri figli e alle vostre figlie. È il sangue che lo chiede, e anche la consapevolezza del fatto che tutto questo ha un prezzo.

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