Una rete di poker online parallela con vincite illimitate ed esentasse. A cui si poteva accedere sia da casa che da numerosi locali. E un giro d’affari da 11 milioni di euro al giorno all’ombra della criminalità organizzata. E’ quanto scoperto dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma con un’indagine che ha portato all’arresto di undici persone e al sequestro di numerosi beni mobili e immobili per un valore di 10 milioni di euro.

Secondo gli inquirenti il capo indiscusso del gruppo era l’imprenditore Luigi Tancredi, 50 anni buona parte dei quali impiegati in attività legate a giochi e scommesse online, tanto da essersi guadagnato in Italia e all’estero il soprannome di “re delle slot“. Per gli investigatori, da tempo Tancredi aveva lasciato le attività di gioco legale e – sempre secondo gli inquirenti – con l’aiuto della criminalità organizzata aveva costruito un impero del videopoker illecito parallelo a quello consentito, e più remunerativo perché non versava alcun tributo all’Erario. Le accuse a seconda delle posizioni vanno dall’associazione a delinquere “con finalità agevolatrici della mafia”, all’estorsione e l’intestazione fittizia di beni.

Le indagini dell’antimafia romano hanno appurato che attraverso le piattaforme online di Tancredi gli utenti, muniti di password e nickname, giocavano ogni giorno su dodicimila tavoli da gioco virtuali, con vincite, ma anche perdite, illimitate, per un giro d’affari giornaliero di 11 milioni e mezzo di euro e un profitto netto, agli organizzatori, del dieci per cento: oltre un milione di euro arrivava quotidianamente nelle casse di Tancredi e l’imprenditore redistribuiva il denaro a chi lavorava con lui.

Il sistema che da Roma e Ostia arrivava in Italia e all’estero per i magistrati era appoggiato da ambienti della criminalità organizzata profumatamente ricompensati: una percentuale degli introiti, che andava dai 45 ai 60 mila euro mensili arrivava al clan Zagaria dei Casalesi. L’attività investigativa ha fatto emergere collegamenti con la criminalità di Ostia e con la ‘ndrangheta attraverso il coinvolgimento di Nicola Femia, dalla cosca dei Mazzaferro.

Le indagini sono partite nel 2011 all’indomani del tentato omicidio di Fabio Aragona, avvenuto a Ostia. Secondo gli inquirenti l’agguato fu una diretta conseguenza di scontri nella gestione dei videopoker ai quali si poteva accedere, dopo aver ottenuto l’autorizzazione dell’organizzazione, sia da casa sia dalle postazioni in numerosi locali a Roma e in Italia. Il “server” che gestiva il gioco online era ubicato a Tampa in Florida, mentre in Romania aveva sede la società romena ‘Dollarobet srl’, dove lavoravano sia il personale dell’assistenza al sito sia gli esperti informatici che avevano la possibilità di accedere direttamente al server.

Alle risultanze investigative si sono aggiunte le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno confermato il forte interessamento dei clan camorristici per il settore del gioco illegale online e la progressiva acquisizione del controllo di tale attività illecita su intere fette del territorio nazionale. I proventi delle attività venivano infatti versati mensilmente ai clan facenti capo a Michele Zagaria, Antonio Iovine e Francesco Schiavone.

“Il gioco d’azzardo online è ormai la nuova frontiera degli affari criminali, tanto più pericolosa perché, come dimostra anche questa ultima indagine, riesce a facilmente a sovrapporsi al sistema legale” ha commentato il presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi.

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