L’ottimo testo di Maurizio Viroli (il Fatto, 7 gennaio) spiega perché il 2016 consacrerà “la fine della Repubblica” e il consolidamento del principato civile di Renzi. Viroli è acuto studioso del segretario fiorentino, al quale ha dedicato molti testi (cfr. Il Dio di Machiavelli e il problema morale dell’Italia; Machiavelli. Filosofo della libertà; eccetera). “Il regime renziano – scrive – è un principato perché con l’Italicum e la riforma costituzionale Renzi avrà un potere senza limiti.” Aggiunge: “Cardine del potere mediceo era il controllo delle candidature… Né più né meno di quanto fa Renzi.” “Niente di male, per carità… Ma il vivere libero, in una vera Repubblica, è un’altra cosa.” Questi i punti principali toccati da Viroli. Temi seri – esposti con precisione – di cui condivido, per essere chiari, anche le virgole. Renzi vincente. Giusto. Tuttavia.

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Tuttavia, nel libro di Machiavelli ci sono luoghi che dicono (anche) i limiti, i pericoli, i possibili errori del principe. Pagine che aprono un altro scenario sull’attualità e sul presidente del Consiglio. Insomma, Viroli ha ben indicato i punti di forza di Renzi (l’inganno, la demagogia, il cinismo, eccetera); è utile dire i limiti. Vediamo.

E’ un fatto che il 2016 s’è aperto, in Italia, con una corruzione diffusa di cui nessuno si dichiara responsabile: è sempre colpa degli altri, anche la truffa ai danni dei risparmiatori. Papà Boschi è integerrimo; il governo non ha sbagliato; Bankitalia è al di sopra d’ogni sospetto; la Consob non c’entra… eccetera. I fatti, naturalmente, dicono il contrario. La retorica crolla di fronte alla realtà: i cittadini mettono le mani in tasca e non trovano più i loro soldi. C’è stata una truffa. E chi doveva vigilare è visto – inevitabilmente – come responsabile. Renzi trova nell’indignazione popolare un forte ostacolo. Le vittime del “salva-banche” odiano “questa politica e il sistema che li ha ingannati”. Machiavelli scrive: per essere temuto e non odiato il Principe deve astenersi “dalla roba d’altri; perché li uomini dimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio (cap. XVII).” Oggi in gioco c’è la roba dei cittadini e si capisce che “la politica” sia contestata: “Per mano violenta dello Stato è morta la fiducia nel risparmio”. Una sintesi brutale, ma in qualche modo vera. Di chi fidarsi? Il governo ha salvato i banchieri, non i risparmiatori. “Il ministro Boschi non era presente alle riunioni e tanto basta per evitare irregolarità”. Non basta per niente. Non è la presenza fisica a una riunione a determinare orientamenti e decisioni. L’indignazione cresce. La procura di Roma indaga sulle operazioni speculative. L’inganno c’è e fa le sue vittime. Stona l’ottimismo del premier in questo inizio 2016 perché vivono giorni tristi tanti risparmiatori e milioni di disoccupati: la demagogia, oltre un certo limite, offende. Machiavelli: “Ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu se’ (cap. XVIII).” Tradotto: una minoranza ha sentito, fino ad oggi, quello che Renzi è. Adesso i consensi scendono perché molti cominciano a vedere: la demagogia finalmente appare. Il premier ha lanciato una sfida sul referendum convinto di vincerla. Potrebbero esserci sorprese. “Colui che inganna – scrive Machiavelli – troverà sempre chi si lascerà ingannare.” Vero, ma il numero tende a diminuire. L’impressione è che siamo a un punto di rottura. Il filosofo fiorentino distingue tra violenze “ben usate e male usate (cap. VIII)”. Anche la demagogia è una violenza. Ed è male usata se “più tosto col tempo cresce e non si spegne”. Se interpreto bene, la rabbia dei truffati, dei docenti, dei giovani delusi, dei disoccupati senza speranze, va nella stessa direzione: Renzi stai sereno. Il referendum di ottobre è davvero la resa dei conti finale.

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