Ha sparato con un’arma automatica sui clienti seduti a bere ai tavolini del pub Hasimtà e si è dato alla fuga. È caccia al killer che a Tel Aviv ha aperto il fuoco nella centrale via Dizengoff, intorno alle 14.45 (ora locale, le 13.45 in Italia), l’ora di punta che precede il riposo sabbatico, causando la morte di due persone: Shimon Ravim, un giovane uomo originario della città di Ofakim, e Alon Bakal, uno studente di legge che gestiva il pub. Almeno sette i feriti, di cui due in gravi condizioni. La polizia spera di scovare il sospetto prima di notte, secondo quanto riferito dalla portavoce, Luba Samri. L’esercito israeliano ha confermato che molti soldati sono dispiegati nella zona nord della città, supportati da elicotteri e unità anti-terrorismo in un raid per catturare il sospetto, che è fuggito a piedi.

Un video girato dalle telecamere di sicurezza del locale mostra l’assalitore mentre apre il fuoco. Secondo la radio militare, si tratta di un arabo israeliano: agenti dei servizi segreti si trovano nella sua casa nel Wadi Ara, nel Nord di Israele. Secondo la tv commerciale Canale 10, l’uomo è stato identificato grazie alla segnalazione del padre che l’ha riconosciuto dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza trasmesse dalle televisioni israeliane. L’uomo ha subito avvertito la polizia che è accorsa nella sua abitazione per acquisire ulteriori informazioni.

Alcuni testimoni hanno raccontato che l’assalitore era molto alto, indossava una giacca grigia e un passamontagna nero. Ha sparato circa una trentina di colpi, ferendo i clienti del pub a caso, senza mirare a una persona in particolare. In quel momento, nel pub si stava festeggiando un compleanno. Per questo motivo, la polizia starebbe seguendo la pista del terrorismo, forse del nazionalismo palestinese, e non quella di un regolamento di conti tra bande rivali. Al momento, né la polizia né i funzionari locali sono in grado di confermare il movente.

“Forse voleva una vendetta privata” – ha raccontato un suo conoscente nella cittadina di Arara, nel Nord di Israele – anni fa suo cugino fu ucciso da agenti della polizia israeliana durante la ricerca di armi”. Nel frattempo la polizia israeliana ha rimosso dal web la sua pagina Facebook. Gli esperti cercano adesso di verificare se abbia ricevuto dall’estero un ordine di passare all’azione.

Un analista militare intervistato da Canale 10 ha affermato che l’uomo avrebbe fatto uso di un mitra Falcon di produzione italiana. L’esperto si è basato sulle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza e di un caricatore trovato su un marciapiede. Si tratta di un tipo di arma poco diffuso in Israele e nei Territori, che inoltre richiede per l’uso una notevole perizia.

Le principali emittenti televisive israeliane hanno trasmesso le immagini del killer. Il filmato, confiscato dalla polizia, è stato realizzato dalla telecamera di sorveglianza di un piccolo negozio di alimentari in cui l’aggressore è entrato qualche secondo prima di aprire il fuoco. Dalle immagini si vede l’uomo che con assoluta tranquillità, dopo aver preso alcuni frutti secchi, mette lo zaino in un carrello della spesa, lo apre, prende il fucile e iniziare a sparare prima in una direzione e poi in un’altra. Dopo quelle che sembrano due raffiche, è fuggiti in direzione nord senza lasciare traccia.

Le immagini mostrano che il giovane è a volto scoperto, indossa occhiali e abiti neri e ha un aspetto occidentale e facilmente confondibile con altri giovani di Tel Aviv. Il fucile mitragliatore con cui ha effettuato l’attacco era nascosto in uno zaino e, da quando emerge dalle immagini, l’uomo lo ha tirato fuori mentre era ancora all’interno del negozio. Contrariamente alla testimonianza di un testimone, l’uomo non era mascherato e non indossava guanti.

Secondo i media, due dei feriti sono gravi: molti dei clienti del locale sono rimasti colpiti dalle schegge dei boccali infranti dai proiettili. Le forze speciali e uomini dello Shin Bet, l’agenzia di intelligence per gli affari interni, sono stati dispiegati sul luogo per trovare l’aggressore, che sarebbe scappato. Il sindaco di Tel Aviv Ron Hulday ha intanto seccamente smentito voci diffusesi in un primo momento secondo cui obiettivo dell’attacco potevano forse essere omosessuali. “No, non hanno niente a che vedere”, ha detto alla televisione.

Proprio oggi le autorità militari israeliane hanno deciso di riconsegnare oggi alle rispettive famiglie i corpi di 23 palestinesi uccisi nelle ultime settimane dopo che, secondo la versione ufficiale, avevano lanciato attacchi contro israeliani. A Hebron (Cisgiordania) sono pertanto previsti oggi 17 funerali. In un primo momento i dirigenti israeliani avevano pensato di trattenere i corpi in Israele come deterrente contro nuovi attentati. In seguito, afferma la radio militare, ha però preso forma gradualmente la convinzione opposta: ossia che la loro mancata restituzione esasperi gli animi e generi nuove violenze.

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